Stretta di mano Moggi-Moratti in Tribunale

L'ex patron dell'Inter teste nel processo all' ex dg della Juve

Stretta mano Moggi-Moratti in TribunaleUna stretta di mano, qualche sorriso e un breve colloquio tra l'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti e l'ex dg della Juventus Luciano Moggi.

L'incontro, non usuale dato il passato di scontri tra i due protagonisti del calcio negli anni scorsi, è andato in scena al terzo piano del Tribunale di Milano, dove l'ex patron nerazzurro è arrivato per testimoniare nel processo che vede l'ex dirigente bianconero imputato per diffamazione nei confronti di Giacinto Facchetti, ex 'bandiera' nerazzurra.

"Era tutta una presa in giro quella che mi faceva Bergamo, era una grande presa in giro a cui io ci stavo perché sono una persona cortese e le mie non erano certe intenzioni rivolte a sporcare il calcio". E' così che l'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti, chiamato a testimoniare , ha descritto le telefonate tra lui e l'ex designatore degli arbitri Paolo Bergamo.

Telefonate di cui gli ha chiesto conto il legale dell'ex dirigente bianconero. "Non era proibito andare a trovare gli arbitri prima e dopo la partita, era una forma di cortesia, una prassi consentita", ha spiegato ancora Moratti, rispondendo alle domande dell'avvocato Maurilio Prioreschi, legale di Moggi. E quelle tra lui e Bergamo, ha chiarito ancora Moratti, "erano telefonate di cortesia" e in realtà "una presa in giro perché Bergamo voleva farmi capire che avevano riguardi per l'Inter e che finalmente era cambiato il clima dopo 10 anni".

Moratti ha spiegato, però, che quando parlava con l'allora designatore dei 'fischietti' nel 2005, anche se si parlava di arbitri "non pensavo assolutamente che ne avrei avuto dei vantaggi". Moggi, condannato a Napoli per il caso 'calciopoli',  è imputato perché, nel corso della trasmissione tv 'Notti Magiche' del 25 ottobre 2010, rivolgendosi a Javier Zanetti,  allora capitano della squadra nerazzurra, aveva affermato: "Quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora: le telefonate del tuo ex presidente (Facchetti) che riguardano le griglie e la richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l'arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l'Inter".

Nel processo, che si sta trasformando in una riedizione in tono minore del caso 'Calciopoli' e nel quale Gianfelice Facchetti, uno dei quattro figli del presidente nerazzurro morto nel 2006, è parte civile con il legale Corrado Limentani, hanno già testimoniato Zanetti e l'ex designatore degli arbitri Pairetto. Oggi il legale di Moggi ha fatto una serie di domande a Moratti su alcune telefonate con Bergamo. "Quelle telefonate le ho sempre ricevute e mai fatte io", ha precisato l'ex patron dell'Inter, chiarendo che erano colloqui in cui si diceva "se gli arbitri erano stati bravi in linea generale".

E al legale che gli ha chiesto se si parlava delle designazioni, Moratti ha risposto: "Si parlava di arbitri in termini generali e io non sono un gran curioso, anzi era un po' imbarazzante". Inoltre, ha chiarito che era "quasi obbligatorio andare a trovare gli arbitri prima della partita come cortesia".

Il legale ha poi chiesto conto a Moratti di un'espressione usata da Bergamo in una telefonata nella quale parlava di una "cosa che sappiamo io e lei". E Moratti ha spiegato che in qualche modo Bergamo voleva fargli capire che l'atteggiamento nei confronti dell'Inter era cambiato, "ma era tutta una presa in giro".

Davanti al giudice Oscar Magi, ha testimoniato oggi anche Gennaro Mazzei, all'epoca vice di Pairetto e Bergamo, il quale ha raccontato di una telefonata con Facchetti nella quale quest'ultimo "insisteva per mettere il n.1", ossia "Collina", per un match Inter-Juve. Il 30 marzo ci sarà la requisitoria del pm Elio Ramondini.

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  • pubblicato02.02.2015
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