Scalata Lazio: 7 condanne

Il Tribunale ha deciso che fu tentativo di estorsione ai danni di Lotito

1422542214829_455316978.jpgQuella che si consumò nel 2006 ai danni della Ss Lazio e del presidente Claudio Lotito fu un tentativo di estorsione. Un'azione, messa in piedi anche da un gruppo di capi ultras della tifoseria, che puntava a mettere le mani sul pacchetto azionario del club. Lo hanno affermato oggi i giudici della sesta sezione penale di Roma che hanno emesso una condanna per sette persone. Una vicenda in cui venne coinvolto anche Giorgio Chinaglia, morto nell'aprile dell'anno scorso.

Condannati quattro capi del gruppo degli "irriducibili", storica frangia della curva nord. Si tratta di Fabrizio Piscetelli e Vuri Alviti condannati a 3 anni e due mesi, Fabrizio Toffolo 3 anni e sei mesi e Paolo Arcivieri, 2 anni e due mesi. Insieme con loro sono stati condannati coloro che secondo l'accusa avevano tentato la scalata al club biancoceleste. In particolare Guidocarlo Di Cosimo a 4 anni e 2 mesi, Giuseppe Bellantonio a 2 anni e 2 mesi mentre a Fabrizio di Marziantonio, ex segretario della polisportiva Lazio, a 1 anno e sei mesi. Assolto per non aver commesso il fatto Bruno Errico.

A Di Cosimo contesta anche l'aggiotaggio disponendo un risarcimento danni in favore della consob di 60 mila euro. Il tribunale ha deciso, inoltre, il risarcimento dei danni in favore di Lotito, dei suoi familiari e della Ss Lazio da stabilire in separata sede.

Alla lettura della sentenza alcuni imputati hanno contestato la decisione urlando "buffoni" in direzione dei giudici. "La giustizia è morta - hanno proseguito appena fuori dall'aula -. Il tribunale, la procura e lo stato sono corrotti". Commentando la decisione del tribunale Paolo Arcivieri ha aggiunto che "sono stato condannato a una pena equivalente a quella che ho già scontato in regime cautelare, né un giorno in più né uno in meno. Questa è la prova della mia innocenza".

Parlando di "incongruenze" che avrebbero caratterizzato il dibattimento, Arcivieri ha sottolineato "la sparizioni di settanta telefonate, indicate nel brogliaccio delle intercettazioni. una cosa fuori legge". Secondo l'impianto accusatorio "Lotito era finito nel mirino del direttivo degli irriducibili perché aveva tolto privilegi e concessioni di ogni tipo a quella frangia di tifoseria, attuando nei suoi confronti una politica sempre più restrittiva".

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  • pubblicato29.01.2015
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