Mihajlovic non convoca Cerci

Tra i più fischiati contro il Bologna, ha chiuso tutti i profili social

1452258379495_463494709.jpgFra i convocati del Milan per la delicata trasferta con la Roma non c'è Cerci, che è in odore di cessione: mercoledì è stato fra i giocatori più fischiati a San Siro dopo la sconfitta con il Bologna ed è stato costretto a chiudere i propri profili social per gli insulti ricevuti sul web.

Mihajlovic dovrà anche fare a meno di Alex, fermato da problemi fisici. Ha svolto una seduta di lavoro personalizzato ma è regolarmente convocato Mexes.    

Fermo da inizio stagione per un infortunio alla schiena, Menez per la prima volta si è allenato in gruppo, senza però partecipare alla parte tattica della seduta.

Questi i 23 rossoneri convocati da Mihajlovic per la sfida dell'Olimpico: Abbiati, Donnarumma, Livieri, Abate, Antonelli, Calabria, De Sciglio, Ely, Mexes, Romagnoli, Zapata, Bertolacci, Bonaventura, De Jong, Mauri, Kucka, Montolivo, Poli, Bacca, Boateng, Honda, Luiz Adriano e Niang. 

"Sappiamo che è una partita importante dove incontriamo una squadra forte, in difficoltà come noi. Dobbiamo giocare con la fiducia. Quando ci capita un'occasione, dobbiamo buttarla dentro. Dobbiamo essere concentrati in difesa. Menez non abbiamo mai avuto la possibilita' di averlo, un recupero importante, ora vediamo come procede ma adesso sta bene e valutiamo giorno per giorno. Alex ha un problema al ginocchio e abbiamo preferito non rischiarlo per averlo mercoledi' in Coppa Italia, Cerci non e' convocato per scelta tecnica". 

Lo ha detto l'allenatore del Milan, Sinisa Mihajlovic, in conferenza stampa alla vigilia della sfida di domani sera con la Roma all'Olimpico.

"Allenatore in scadenza? Da dopo il primo mese è stato sempre così. Come sempre, sono sereno e sono fiducioso nei confronti dei ragazzi. Non sono qui a nascondermi. Sono nel calcio da 30 anni. So solo affrontare le cose a testa alta. I risultati decidono se rimani o non rimani. Cerco sempre e penso sempre di aver dato il massimo. Poi la decisione sta alla società". 

"Tutte e due le squadre sicuramente sono sotto le aspettative. Ci si aspettava qualcosa in più da noi e da loro. Difficoltà di risultati sì, ma non di gioco: creiamo tanto. Conoscendo la città di Roma, penso sia più difficile l'ambiente romano per la mentalità e il carattere delle persone. Siamo professionisti. Tutte le due squadre si giocano molto. L'unica cosa per uscire è vincere".

"Io resto nella mia convinzione che questa squadra, quando è al completo, può - ha aggiunto - competere per i primi tre posti. Ma non lo siamo mai stati. Per quello che abbiamo dimostrato sul campo, ci mancano 4-5-6 punti. Quando si gioca, se hai le occasioni, devi sfruttarle. Questa partita deve essere risolta prima. Non dobbiamo tenerla in bilico".

"Sembra una sfida fra due pistoleri, ci giochiamo molto ma non ci sono analogie. Lui da due anni lavora con la Roma, io da sei mesi". Mihajlovic inquadra cosi' il 'duello' fra allenatori precari con Rudi Garcia.  

"Non so cosa scrivono giornali - ha replicato il serbo rispondendo a chi domandava se si sentisse lasciato solo dalla società -. Mi arriva ogni giorno la rassegna stampa e ho chiesto solo di ricevere solo articoli in cui si parla bene di me. Da un mese e mezzo non mi arriva nulla... Non c'è scritto nulla di buono su di me, per non farmi condizionare preferisco leggere altre notizie. Comunque non mi sembra, la società è sempre vicina a noi, ed è importante che i ragazzi siano uniti, che remiamo tutti per lo stesso obiettivo".

"Sicuramente l'atmosfera non aiuta. I ragazzi si sentono un po' meno tranquilli. Ma sappiamo che nel Milan le pressioni sono all'ordine del giorno. Dobbiamo reagire e fare le cose con serenità. L'importante è cercare di sfruttare le occasioni. Non penso che la qualità non ci siano. Ci gira un po' male. Non dobbiamo appellarci alla sfortuna, alla sfiga e queste cose qua".

"Ci sono casi in cui quando cambi l'allenatore, va bene. Altre volte no. Io non sono mai abituato a dare le dimissioni. Non l'ho mai fatto. Ma se vedo la mia squadra che non si allena bene e non è unita, sono io il primo a tirarmi fuori. Non dovrei farlo, visto che non ci sono questi presupposti. Si perde, allora la squadra non ci sta più e i giocatori sono tutti contro l'allenatore. Fa parte del gioco. La mia impressione non è quella. Da parte mia, devo continuare a lavorare", ha aggiunto.

"Uno dei nostri obiettivi - ha ribadito il tecnico serbo - era quello di valorizzare i giovani e far giocare gli italiani misti con gli stranieri. I giocatori ci sono. Si vede tutto nero, perché abbiamo 28 punti. Io i risultati li guardo in una prospettiva più ampia, non da adesso a domani. I risultati non sono quelli ci aspettavamo: questo è evidente, dispiace a tutti. Ma io non vedo tutto così nero".

"Non credo che sia una squadra senza identità. Prima del Bologna, tra coppa e campionato abbiamo fatto continuità di prestazioni. Vedo altre squadre che subiscono tutta la partita, fanno solo un tiro in porta e vincono. Dal punto di vista del gioco, la squadra è migliorata: si vede dal possesso palla. Nella partita contro il Bologna, abbiamo fatto 37 passaggi prima di andare a concludere e, comunque, abbiamo sentito dei fischi, perché il pubblico non gradiva. Poi abbiamo subito gol, cambia la classifica, cambia umore e cambia tutto". 
 

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  • pubblicato08.01.2016
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