Il calcio è tra le prime 10 industrie italiane

E' quanto emerge dal 'Report Calcio 2015' presentato oggi dalla Figc

1431941423589_473381744.jpgDa un punto di vista economico-finanziario il calcio professionistico italiano ha raggiunto nel 2013-2014 i 2,7 miliardi di euro di valore della produzione aggregato (+1,2%) confermandosi un settore di assoluto rilievo pur continuando ad operare in forte perdita (317 milioni nel 2013-2014, in leggero peggioramento rispetto ai 311 del 2012-2013 ma decisamente meglio ai 430 del 2010-2011).

E' quanto si evince dal 'ReportCalcio 2015' presentato oggi dalla Figc a Coverciano e realizzato in collaborazione con Arel e Pwc. Il giro d'affari complessivo stimabile del calcio italiano è di 13 miliardi di euro.

Il calcio si posiziona oggi tra le prime 10 industrie italiane e gioca pure un ruolo cruciale nella contribuzione fiscale e previdenziale (secondo solo al Regno Unito).

Il totale del valore della produzione del calcio professionistico italiano nel 2013-2014 è pari a 2.727 milioni di euro in crescita dell'1,2% rispetto alla stagione precedente. Il fatturato totale del club europei di prima divisione cresce invece nello stesso periodo del 6,4%.

Le due maggiori fonti di ricavo continuano ad essere i diritti tv e le plusvalenze dalle cessioni del calciatori che insieme costituiscono il 56% del valore della produzione. 

I diritti tv, nella fattispecie, incidono per il 37% e sono pari a 1.016 milioni di euro (-2% rispetto al 2012-2013). Le plusvalense dovute alle cessioni di calcicatori sono pari a 528 milioni di euro (-1,5% rispetto al 2012-2013) in decrescita del -2%. I ricavi commerciali (-3%) rappresentano solo il 14% del valore della produzione aggregato.

Nonostante una lieve contrazione (-8% le società, -2.8% le squadre, -0.8 i tesserati negli ultimi 5 anni) il calcio si conferma movimento sportivo di assoluto rilievo in Italia. Da solo infatti incide per oltre il 25% sul numero complessivo di atleti tesserati per la 45 federazioni nazionali affiliate al Coni. 

Nella fascia di età fra i 5 ed i 16 anni risultato registrati per una società di calcio quasi un ragazzo su cinque e nella fascia 11-12 anni quasi un ragazzo su quattro. In Europa il calcio italiano è il quarto movimento di magggior rilevanza per squadre e tesserati, il secondo per tecnici abilitati ed il terzo per forza arbitrale settore nel quale l'Italia vanta il maggio numero di fischietti internazionali (36).

 C'è un leggero miglioramento in termini di numero complessivo di spettatori presenti allo stadio nel calcio professionsitico italiano 2013-2014 (13,1 milioni ovvero +6% rispetto alla stagione precedente). La situazione delle strutture però rimane critica. L'età media degli stadi in Serie A raggiunge i 62 anni. La percentuale di posti coperti, in Serie A, è del 70% mentre in circa il 40% degli stadi delle serie professionistiche è presente la pista di atletica. 

In generale il campionato italiano è il quarto in Europa per presenze medi di spettatori negli stadi con 23.011 tifosi a partita. Alle spalle delle Serie A c'è la Ligue 1 francese con 20.953 mila. Comanda la Germania con 43.499 tifosi davanti all'Inghilterra con 36.670 e la Spagna 26.955.

Il campionato italiano è all'ultimo posto per la quota di calciatori provenienti dalle giovanili dei propri club di appartenenza (appena l'8,4% rispetto ad esempio al 23,6% della Francia). 

La Seria A è il campionato più 'vecchio' d'Europa come età media dei calciatori (27,3 anni rispetto ai 25,6 della Germania) ed al terzo posto per percentuale di calciatori stranieri (54,1% superata soltanto da Cipro ed Inghilterra. Spagna e Germania sono intorno al 40%). 

"Questi cinque anni del ReportCalcio hanno coinciso con la più violenta crisi economica che ha colpito l'Italia dal dopoguerra. Ed in questo periodo dove i dati del nostro Paese hanno sempre avuto il segno meno il calcio, pur fra tutte le difficoltà, ha tenuto rispetto alla situazione di crisi. Questo comunque non deve farci cullare sugli allori perché altri sistemi hanno fatto meglio. Il bicchiere comunque, contando il periodo, è mezzo pieno".

Lo dice l'ex premier Enrico Letta, presente a Coverciano in qualità di direttore di Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) che ha partecipato alla struttura del rapporto.

Fra i problemi da affrontare e superare Letta mette l'acento sulla violenza e la sicurezza negli impianti: "In termini di immagine esterna ed impatto negativo resta un problema - dice - è arrivato il momento di entrare maggiormente con il 'piede a martello' per rompere gli ultimi cordini che esistono fra tifosi violenti e società. Probabilmente fino ad ora c'è stato un po' di timidezza su questi temi. Credo ci debbano essere norme più dure".

"Chi vuole fare calcio in Italia deve avere i mezzi per farlo perché questo è il sistema. Si sta entrando nell'ottica della mutualità permanente. Non dobbiamo pensare che chi fa un attività debba chiedere risorse oltre il dovuto". Lo dice il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, nel corso del suo intervento al 'ReportCalcio 2015'.

"Questo paese manca di formazione. Abbiamo dei pressapochisti nel sistema. Gente che ne è parte ma senza professionalità". Una situazione che si riflette anche nel mondo del pallone: "Quando una persona deve montare una ruota di un auto prima gli fanno un corso di formazione sul come mettere i bulloni - l'esempio portato dal numero uno del calco italiano - pochi soggetti sono entrati nel nostro mondo con una formazione. Molti lo hanno fatto per avventura".


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  • pubblicato18.05.2015
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