Euro 2012

Rai Sport

Intervista integrale a Phillip Craven

Di Lorenzo Roata

Notizie e Video

Notizie:

D : “Hello Sir Philip” R: “Hello a te, è fantastico essere qui ancora una volta a parlare con voi italiani e, soprattutto, a parlare dei Giochi che tornano a casa, in Gran Bretagna, tu sai bene che questo è il luogo in cui le Paralimpiadi e il movimento paralimpico hanno avuto inizio, a fine anni ’40, e c’è, lo si percepisce, questa reale e grande aspettativa di vedere cosa è successo in questi 60 anni, da quei primi Giochi Internazionali di Stoke Mandeville del 1952. Ora siamo nel 2012, questa sarà sicuramente l’edizione più grande (come numeri) delle Paralimpiadi, ma io mi aspetto, e ne sono convinto, che possa essere anche essere la migliore, la più riuscita, ma non posso dirlo sino alla cerimonia di chiusura.


D da Sir Ludwig a Sir Philip R “Io sono stato a visitare Stoke Mandeville per la prima volta nel 1967, prima ancora di diventare un giocatore di wheelchair basket, ho conosciuto Sir Ludwig, scoprendolo un uomo forte, e doveva esserlo un uomo forte per riuscire nella sua idea rivoluzionaria di utilizzare lo sport all’interno del processo di riabilitazione in un sistema in cui, all’epoca, per riabilitazione si intendeva che i lesionati midollari avessero al massimo tre mesi di aspettativa di vita, e la sua rivoluzione l’ha portata a compimento, trasformando il concetto stesso di riabilitazione.


D: “Primo testimone di Guttmann, Antonio Maglio.. R: Vero, del resto le prime Paralimpiadi, l’edizione in cui ci fu la svolta che portò ai Giochi Paralimpici, fu proprio quella di Roma 1960, anche Maglio era un rivoluzionario, che, sul modello delle Olimpiadi, portò in gara allora solo 50 atleti di un numero ristretto di discipline, voi italiani avete battuto il calcio d’inizio, ora vediamo dove siamo arrivati dopo 52 anni.


D “I Giochi che tornano a Londra, come un figlio che ritorna a casa…” R “Vero, io credo che qui, oltre ad essere nati alcuni grandi atleti del passato, sia nato innanzitutto lo spirito paralimpico, lo spirito del vero sport, lo sport che è duro confronto sul campo ma anche incontrare amici e conoscere il mondo, ad essere stato lanciato qui è stato un movimento a tutto tondo, ambizioso, che, sono sicuro, allora nessuno avrebbe immaginato potesse un giorno arrivare a quel che è diventato oggi.


D sul caso di sospetto di doping di Macchi R: Bene, senza entrare nel caso specifico, mi sento di dire che il Comitato Paralimpico Internazionale è pur sempre membro firmatario a pieno titolo della Corte Mondiale e dell’Agenzia Mondiale Antidoping, questo è un aspetto su cui dobbiamo essere sempre vigili, e dobbiamo applicare le regole esistenti, regole che sono valide per tutti gli atleti, siano essi paralimpici o olimpici.


D “La gloria GB, un risultato e un’atmosfera fantastici per le Olimpiadi e ora per le Paralimpiadi, ma forse anche gloria per la squadra italiana…” R: Senza dubbio, noi stiamo toccando con mano i frutti dei massicci investimenti, fatti a partire dal 1997, in Gran Bretagna, sull’attività sportiva e sugli atleti, olimpici e paralimpici, abbiamo visto i risultati della squadra britannica alle Olimpiadi, ora per un attimo mi metto il “cappello internazionale” e tolgo quello inglese, e dico che da più parti ci si attende che la nostra squadra paralimpica possa addirittura ottenere un risultato superiore a quella olimpica, quindi le auguro il meglio, ma al contempo auguro il meglio alla squadra italiana e a tutte le altre 164 nazionali che saranno presenti qui a Londra 2012.


D “Sogno una finale del torneo di basket fra Italia e Gran Bretagna…” R: “Posso dire che mi ricordo di aver sfidato, da giocatore, tantissime volte l’Italia, e non sono mai state partite facili, anche a livello di competizioni per club, in particolare contro la squadra di Roma, il Santa Lucia, con gli Steelers, la mia squadra di quando orami ero verso la fine della carriera agonistica, abbiamo sempre lottato duramente, sono state, sportivamente parlando, delle autentiche battaglie, del resto l’Italia è una grande nazione di basket e una grande nazione di wheelchair basket.


D: “Scherzi della vita, in questo magnifico mondo dello sport, il mio commentatore tecnico per il basket qui a Londra sarà Carlo Di Giusto…. R: “Un mio grande amico, un grande sportivo, che tra l’altro fa parte di una grande famiglia paralimpica . Un ricordo di Roberto Marson? Sai bene che fra pochi giorni verrà insignito di entrare a far parte della Hall of Fame paralimpica. Mi ricordo Roberto quando ancora ero un ragazzino di 17-18 anni, per la precisione ne avevo 19 ai Giochi Internazionali, lo incontrai, lui era un fantastico atleta polivalente, uno schermidore, un nuotatore, un giocatore di basket, e non perché a quei tempi non ci fossero altri sportivi polivalenti, semplicemente lui aveva un talento superiore, mi impressionò veramente.


D: Ultima cosa, dopo l’era Craven, quando finirà, ci sarebbe spazio per un’era Pancalli? R: Luca è un altro mio grande amico, in realtà ho sentito che si stava muovendo verso una carica di vertice nel Comitato Olimpico Italiano, del resto sarebbe raccogliere i frutti di un enorme lavoro fatto, lui ha tutto per ambire a un ruolo di primissimo piano nel Comitato Paralimpico Internazionale, ma non mi ha ancora detto nulla, quindi aspeto che me ne venga a parlare di persona.


D: Londra 2012, tanti slogan, “Be a part of it”, “Inspire a Generation” il principale, ma anche “Vietato stupirsi”… R “Se intendi che non c’è nulla di sorprendente in quello che fanno gli atleti paralimpici, che è tutto assolutamente normale, sì, ma “To be a part of It” è rivolto soprattutto alla gente britannica, perché si faccia coinvolgere dal nostro evento, come sta succedendo, visto che sono stati venduti per i Giochi già 2.400.000 biglietti e ce ne sono ancora disponibili solo 350.000. E “Inspire a generation” è fondamentale, perché sai da dove nasce? Dall’ispirazione, che è uno dei 4 valori fondamentali del nostro movimento: ispirazione, coraggio, determinazione ed uguaglianza, pari dignità.

D “Allora non si deve più dire “See you soon in London”, perché ormai a Londra ci siamo, piuttosto “Enjoy it”… R: “Assolutamente sì”.
lunedì, 27 agosto 2012, ore 20.13