Una fuga bidone fa saltare il banco

Saltano gli uomini di classifica. L’australiano Porte maglia rosa. Tappa vinta da Petrov davanti a Cataldo e Sastre
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Giro d'Italia
19-05-2010

Una fuga bidone fa saltare il banco

Saltano gli uomini di classifica. L’australiano Porte maglia rosa. Tappa vinta da Petrov davanti a Cataldo e Sastre

Il russo Evgueni Petrov (Katusha) ha vinto con arrivo solitario l'11esima tappa del 93esimo Giro d'Italia, la Lucera-L'Aquila di 263 km. Anticipati di pochi secondi Dario Cataldo (Quickstep) e Carlos Sastre (Cervelo).  Porte veste la maglia rosa e consacra il dominio australiano sul giro tricolore

Questo il risultato della tappa ancora sotto la pioggia succede di tutto. Classifica stravolta. Vinoukurov che lascia, forse definitivamente la maglia rosa, Porte (Saxo Bank) che la indossa inaspettatamente, Sastre che rientra da funambolo in corsa.
 
Se qualcuno pensava che le sorprese erano fintite si sbagliava di grosso. A L’Aquila, 11esima tappa quella del cuore, le sorprese iniziano. Sull’appennino abruzzese si riscrive la 93 esima edizione della corsa rosa. Anzi, si ricomincia tutto di nuovo. Dimenticate le 10 tappe precedenti, oggi si riparte da zero.

Il gruppo dell'ormai ex maglia rosa Alexandre Vinokourov, comprendente quasi tutti i big tra cui Ivan Basso e Cadel Evans, ha tagliato il traguardo dell'11esima tappa con arrivo a L'Aquila con quasi 13' di ritardo. Tutta colpa della fuga-bidone andata in scena dopo 37 km di gara, che ha visto coinvolti 56 corridori e che ha fatto registrare la vittoria del russo Petrov con l'australiano Porte che indossa la maglia rosa.

Quando ci si accorge che la frittata è fatta è troppo tardi e la tappa da Lucera a l’Aquila si trasforma in una partita a scacchi le cui mosse passano dall’incrocio di giudizi e ipotesi. Cosa fare? Passano i chilometri e il vantaggio rimane invariato. A 45 km dal traguardo il fosso di minuti oscilla tra i 14’ e i 13’. La Liquigas spara a zero sulla maglia rosa e sull’Astana che non ha lavorato. Roberto Amadio ds della Liquigas non ha mezzi termini e aggiunge: “noi non facciamo i gregari a nessuno”.

Sulla salita di Popoli il gruppo in avanti si sgrana ma non si perde mentre leggendo la classifica della rosa di Bitonto e quella di oggi sembra di trovarsi in un altro giro se non fosse per il tempo grigio e piovoso che ci accompagna dall’inizio ad Amsterdam.

Porte virtuale maglia rosa, Liquigas che sbaglia passo e strategia e poi l’errore della giuria e della ammiraglie che si dimenticano di segnalare lo scatto che ha prodotto lo sconvolgimento ‘epocale’. C’è tutto per condire un romanzo solo per questa tappa.

La Liquigas tenta il compromesso, lascia Nibali e Basso dietro e piazza Agnoli davanti a tirare. Questo compromesso non va in porto e sulle altre squadre è meglio calare un velo pietoso. Nessuna inziativa, nessuna contromossa, tutti a guardare che succede, cosa fanno gli altri.

Il giudizio si divide: giro fantastico perché non prevedibile o giro deludente perché senza un volto un protagonista da opporre in dualismo all’avversario reale o ideale? La frittata è fatta e adesso i cocci di questo specchio in frantumi probabilmente rimarrano per anni sulle strade d’abruzzo nei ricordi e nelle statistiche dei cornisti.

Al passaggio del GPM piantato a 35 km dall’arrivo il gruppo maglia rosa è a 7,5km dalla testa. Una voragine difficile da risucchiare. Si aspettano i big ma non arriva nessuno. Vinoukurov è sofferente e mostra segni di cedimento. Ci si avvia verso la scalata finale.

Pineau scatta per primo a meno di 6 km dal traguardo, lo segue Sastre che vuole piazzare il colpo finale allungando sulla classifica nel saliscendi che anticipa la città di arrivo di tappa. Davanti c’è anche Dario Cataldo.

Bakelandts (Milram), Gerdeman(Pharma Lotto) e dietro Cataldo (Quickstep), si gettano nella discesa finale prima dello strappo, nella curva a gomito prima della salita Bakelandts cade e Gerdemann si va ad arrampicare. Le sue gambe sono di legno ma non quelle di Petrov (Katusha) che riagguanta il tedesco e se ne va solitario alla vittoria.

La maglia rosa con il gruppo è distante arriva alla fine con un ritardo di  12’42”. Corsa finita per loro, arrabbiati, delusi e stanchi. Il segno sui volti rimane indelebile anche nella voce di Vinoukurov che biascica :”il giro non è finito” (vedi l’intervista di Fabrizio Piacente presente nei nostri focus). Vedremo


Nella storia del Giro non era mai avvenuto che dopo undici tappa non ci fosse mai stata nemmeno una vittoria italiana individuale. L'unico precedente che si avvicina alla situazione attuale e' quella del 1973: nelle prime undici tappe vinsero sempre corridori stranieri, ma una (la sesta) la vinse Gianni Motta che batte' Gimondi nella frazione da Milano a Iseo (quell'anno i corridori partirono dal Belgio e arrivarono in Italia in bici). Per la cronaca quel Giro lo vinse Eddy Merckx che fu maglia rosa dall'inizio alla fine. Ma in epoca recente non c'era mai stata una simile debacle. I corridori italiani al contrario sono riusciti sempre a primeggiare: tra i recordman Binda con 12 vittorie, in epoca recente si segnalano i nove successi di Petacchi, i sette di Saronni e Cipollini.

Pietro Plastina
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