La iena

LA IENA di Robert Wise – USA – 1945 – 80’ Con BORIS KARLOFF, HENRY DANIEL, RUSSELL WADE, SHARYN MOFFETT Edimburgo, 1831. Wolfe MacFarlane (Daniel) è un luminare della medicina, specializzato negli studi dell’anatomia patologica. Affinché le sue ricerche siano sempre all’avanguardia, MacFarlane non esita a procurarsi dei cadaveri prelevati direttamente dal cimitero della città: per questo lavoro il medico si serve del lugubre John Gray (Karloff). Dopo la mezzanotte, complice l’oscurità, con la sua carrozza Gray si aggira per le tombe, portando via le salme da poco sepolte. Un giorno Donald Fettes (Wade), assistente di MacFarlane, chiede al suo maestro di curare Georgina Marsh (Moffett), la figlia di una giovane vedova che Fettes ama. La bambina è paralitica e l’unica speranza di farla camminare è intervenire sulla sua spina dorsale, ma MacFarlane si rifiuta di operare la ragazzina certo dell’impossibilità di una guarigione. A convincere MacFarlene ci pensa Gray fornendo al medico il corpo di una zingarella. Uccisa poco prima dallo stesso Gray. Tratto dal racconto di Robert Luis Stevenson “Il ladro di cadaveri”, ispirato a sua volta dalla vera vicenda di William Burke e William Hare, due irlandesi che, nei primi anni del XIX secolo uccisero una ventina di persone per consegnarne i cadaveri al dottor Robert Knox (la loro storia è stata raccontata nel 2010 da John Landis con il suo “Ladri di cadaveri”), Wise, qui al suo primo vero successo, realizza un thriller gotico dalla straordinaria atmosfera e forza suggestiva. Il film è scritto sotto pseudonimo da Val Lewton, storico produttore della RKO, il quale impose a Wise le due star dell’horror dell’epoca come Karloff e Bela Lugosi, qui nella parte dell’ambiguo Joseph. Se Lugosi ha un ruolo defilato, Karloff spadroneggia l’intero film con il suo celebre magnetismo espresso in molte scene, una su tutte quella del confronto fra lui e Daniel al tavolo di una taverna. L’idea di Lewton non era quella di un semplice e manicheo horror: al contrario lo spettatore doveva trovarsi di fronte all’ineluttabile mescolanza fra bene e male, mescolanza che raggiunge il suo culmine con Georgina che guarisce grazie all’omicidio di una povera mendicante (si veda anche il monologo che Gene Hackman fa nel finale di “Soluzioni estreme”, film del 1996 diretto da Michael Apted). Wise è stato un regista poliedrico, nel suo curriculum ci sono celebri titoli come “West Side Story”, “Quelli della San Pablo”, “Tutti insieme appassionatamente”, “Lassù qualcuno mi ama”, “Star Trek”, primo lungometraggio tratto dalla nota serie tv. Negli ultimi anni della sua vita Wise fu chiamato più volte come testimonial del cinema di Orson Welles, essendo stato editor di “Quarto potere” e “L’orgoglio degli Amberson”. Morì il 14 settembre 2005. Quel giorno Wise era solo perché i suoi famigliari erano in Spagna, invitati al Festival di San Sebastian che aveva organizzato una retrospettiva completa in suo onore.

Umberto Berlenghini