Club - Panagulis vive

PANAGULIS VIVE di Giuseppe Ferrara – I – 1980 – 116’ Con Stathis Giallelis, Severino Saltarelli, Pupella Maggio, Adalberto Maria Merli
Atene, 1976. È la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio quando un’automobile ne tampona un’altra finendo fuori strada. Dall’auto che ha sbandato, il mattino successivo viene estratto il corpo ormai senza vita di Alexandros Panagulis (Giallelis), per tutti Alekos, simbolo greco del dissenso e della lotta alla dittatura dei colonnelli, la cui giunta era caduta soltanto due anni prima. Sulle prime si pensa quindi a un finto incidente. Il primo a essere interrogato sull’accaduto è Michele Steffas (Saltarelli), quella notte alla guida dell’auto tamponata da Panagulis. Steffas nega, dopo tutto lui è un giovane militante di estrema sinistra, perché avrebbe dovuto uccidere Panagulis? Il docufilm di Ferrara segue di un solo anno la pubblicazione di “Un uomo”, uno dei più bei romanzi di Oriana Fallaci, dedicato alla memoria di Panagulis col quale aveva avuto una relazione sentimentale. E mai titolo fu più azzeccato per descrivere Panagulis. Arrestato nel 1968 per il fallito attentato al colonnello Papadopoulos, autore l’anno prima del colpo di stato che aveva rovesciato la debole democrazia ellenica, Panagulis fu torturato e condannato a morte. Si salvò grazie alla mobilitazione di tutto l’occidente democratico, tanto da costringere Papadopoulos a far commutare la pena capitale nell’ergastolo. Durante la detenzione, Panagulis rifiutò l’amnistia e addirittura un permesso che gli avrebbe consentito di recarsi al capezzale del padre morente. Tornato alla libertà nell’estate del 1974, negli ultimi due anni di vita Panagulis era diventato un importante esponente di un partito liberal progressista, ma non aveva dimenticato gli orrori della dittatura, tanto da rivolgere la sua azione politica anche verso la caccia ai collaboratori dell’ex regime. Ferrara aveva già dimostrato la sua passione per gli eventi storici già cinque anni prima con “Faccia da spia”, altro viaggio negli avvenimenti, nazionali e internazionali, accaduti fra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta. E di questa passione Ferrara se ne servirà per dire la sua sul sequestro Moro, l’omicidio Calvi, quello di Falcone e quello del generale Dalla Chiesa. Scheda a cura di Umberto Berlenghini

Cinema
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PANAGULIS VIVE di Giuseppe Ferrara – I – 1980 – 116’ Con Stathis Giallelis, Severino Saltarelli, Pupella Maggio, Adalberto Maria Merli
Atene, 1976. È la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio quando un’automobile ne tampona un’altra finendo fuori strada. Dall’auto che ha sbandato, il mattino successivo viene estratto il corpo ormai senza vita di Alexandros Panagulis (Giallelis), per tutti Alekos, simbolo greco del dissenso e della lotta alla dittatura dei colonnelli, la cui giunta era caduta soltanto due anni prima. Sulle prime si pensa quindi a un finto incidente. Il primo a essere interrogato sull’accaduto è Michele Steffas (Saltarelli), quella notte alla guida dell’auto tamponata da Panagulis. Steffas nega, dopo tutto lui è un giovane militante di estrema sinistra, perché avrebbe dovuto uccidere Panagulis? Il docufilm di Ferrara segue di un solo anno la pubblicazione di “Un uomo”, uno dei più bei romanzi di Oriana Fallaci, dedicato alla memoria di Panagulis col quale aveva avuto una relazione sentimentale. E mai titolo fu più azzeccato per descrivere Panagulis. Arrestato nel 1968 per il fallito attentato al colonnello Papadopoulos, autore l’anno prima del colpo di stato che aveva rovesciato la debole democrazia ellenica, Panagulis fu torturato e condannato a morte. Si salvò grazie alla mobilitazione di tutto l’occidente democratico, tanto da costringere Papadopoulos a far commutare la pena capitale nell’ergastolo. Durante la detenzione, Panagulis rifiutò l’amnistia e addirittura un permesso che gli avrebbe consentito di recarsi al capezzale del padre morente. Tornato alla libertà nell’estate del 1974, negli ultimi due anni di vita Panagulis era diventato un importante esponente di un partito liberal progressista, ma non aveva dimenticato gli orrori della dittatura, tanto da rivolgere la sua azione politica anche verso la caccia ai collaboratori dell’ex regime. Ferrara aveva già dimostrato la sua passione per gli eventi storici già cinque anni prima con “Faccia da spia”, altro viaggio negli avvenimenti, nazionali e internazionali, accaduti fra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta. E di questa passione Ferrara se ne servirà per dire la sua sul sequestro Moro, l’omicidio Calvi, quello di Falcone e quello del generale Dalla Chiesa. Scheda a cura di Umberto Berlenghini

24/09/2013

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PANAGULIS VIVE di Giuseppe Ferrara – I – 1980 – 116’ Con Stathis Giallelis, Severino Saltarelli, Pupella Maggio, Adalberto Maria Merli
Atene, 1976. È la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio quando un’automobile ne tampona un’altra finendo fuori strada. Dall’auto che ha sbandato, il mattino successivo viene estratto il corpo ormai senza vita di Alexandros Panagulis (Giallelis), per tutti Alekos, simbolo greco del dissenso e della lotta alla dittatura dei colonnelli, la cui giunta era caduta soltanto due anni prima. Sulle prime si pensa quindi a un finto incidente. Il primo a essere interrogato sull’accaduto è Michele Steffas (Saltarelli), quella notte alla guida dell’auto tamponata da Panagulis. Steffas nega, dopo tutto lui è un giovane militante di estrema sinistra, perché avrebbe dovuto uccidere Panagulis? Il docufilm di Ferrara segue di un solo anno la pubblicazione di “Un uomo”, uno dei più bei romanzi di Oriana Fallaci, dedicato alla memoria di Panagulis col quale aveva avuto una relazione sentimentale. E mai titolo fu più azzeccato per descrivere Panagulis. Arrestato nel 1968 per il fallito attentato al colonnello Papadopoulos, autore l’anno prima del colpo di stato che aveva rovesciato la debole democrazia ellenica, Panagulis fu torturato e condannato a morte. Si salvò grazie alla mobilitazione di tutto l’occidente democratico, tanto da costringere Papadopoulos a far commutare la pena capitale nell’ergastolo. Durante la detenzione, Panagulis rifiutò l’amnistia e addirittura un permesso che gli avrebbe consentito di recarsi al capezzale del padre morente. Tornato alla libertà nell’estate del 1974, negli ultimi due anni di vita Panagulis era diventato un importante esponente di un partito liberal progressista, ma non aveva dimenticato gli orrori della dittatura, tanto da rivolgere la sua azione politica anche verso la caccia ai collaboratori dell’ex regime. Ferrara aveva già dimostrato la sua passione per gli eventi storici già cinque anni prima con “Faccia da spia”, altro viaggio negli avvenimenti, nazionali e internazionali, accaduti fra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta. E di questa passione Ferrara se ne servirà per dire la sua sul sequestro Moro, l’omicidio Calvi, quello di Falcone e quello del generale Dalla Chiesa. Scheda a cura di Umberto Berlenghini

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  • pubblicato 24/09/2013
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