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IL GIOCATTOLO di Giuliano Montaldo – Italia 1979 durata 118’ Con Nino Manfredi, Vittorio Mezzogiorno, Arnoldo Foà, Marlène Jobert Romano ma da anni residente a Milano, Vittorio Barletta (Manfredi) è un ragioniere alle dipendenze di Nicola Griffo (Foà), suo amico di infanzia e oggi facoltoso industriale. Di carattere mite, Vittorio non esita a eseguire qualsiasi ordine che il suo datore di lavoro, privo di scrupoli, gli impartisce. A casa, Vittorio deve accudire sua moglie Ada (Jobert), da tempo malata e sempre più dipendente dal marito. Mentre è a fare spese in un supermercato, Vittorio è coinvolto in una rapina a mano armata dove rimane ferito a una gamba. Durante il periodo di riabilitazione, in una palestra Vittorio conosce l’agente di polizia Sauro Civera (Mezzogiorno) il quale, visto il crescente interesse di Vittorio verso le armi da fuoco, gli regala una pistola per difesa personale. Recatosi a un poligono di tiro, Vittorio scopre di avere un insospettabile talento da tiratore, una vera mira infallibile. Delle sue doti balistiche, Vittorio se ne serve quando elimina uno dei banditi sorpresi da Sauro nella pizzeria dove i due amici si erano recati. Nel conflitto a fuoco rimane però ucciso anche lo stesso Sauro. Diventato suo malgrado una celebrità, Vittorio inizia a ricevere messaggi intimidatori da parte del resto della banda dei malviventi. Uscito di sera per recarsi in farmacia ad acquistare delle medicine per Ada, Vittorio viene affrontato dalla gang intenzionata ad eliminarlo. Il ragioniere reagisce sparando alle gambe dei killer, riuscendo così a farli arrestare. Incredulo, Vittorio si vede accusare dalla polizia di eccesso di legittima difesa. Ma i guai non sono finiti. Al peggioramento delle condizioni di salute di Ada, si aggiunge il licenziamento da parte di Griffo, furioso dopo aver appreso del flirt di una notte fra la sua fin troppo disinibita figlia e Vittorio. Sentendosi vittima di un’ingiustizia, Vittorio impugna di nuovo la sua arma con l’intenzione di uccidere Griffo: ma all’improvviso spunta un’altra pistola. Nelle mani di Ada. “Ma ormai chi vuoi che s’accorga di un colpo di pistola?”si domanda Vittorio nel finale. Seppur al termine, gli anni Settanta sono i veri protagonisti del film di Montaldo, anni davvero di piombo, tragici non soltanto sul fronte della lotta politica, ma anche su quello della delinquenza, organizzata e non. Tratto da un soggetto di Sergio Donati, che alcuni anni prima con “Il mostro” si era cimentato in un lavoro dai temi analoghi, anche in questo del regista genovese il protagonista è un uomo qualunque alle prese con avvenimenti più grandi di lui. Facile pensare ad Alberto Sordi di “Un borghese piccolo piccolo”, ma la storia di Vittorio ha più analogie con quella di Paul Kersey, il protagonista di “Il giustiziere della notte” e Manfredi, che a differenza di Charles Bronson era e resta un attore da commedia e da melodramma popolare, è comunque bravo nel rendere credibile un tranquillo ragioniere che, obbligato a difendersi, scopre il fascino delle armi tanto da diventarne un vero esperto, oltre che micidiale tiratore. Belle le sequenze delle sparatorie girate con l’uso del ralenti, sistema questo reso celebre da Sam Peckinpah e davvero efficace per la verosimiglianza degli effetti di quella violenza a cui assistiamo guardando il film. Straordinario il cast dove spicca Mezzogiorno, una delle icone del “poliziottesco” italiano di quegli anni, qui vincitore del Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista. A lui e ai già citati si aggiungono Renato Scarpa nella parte di Giuliano l’armaiolo; Mario Brega in quello del capo della gang; Daniele Formica è Gualtiero, istruttore di tiro; Pamela Villoresi è Patrizia, la figlia di Griffo. Musiche di Ennio Morricone. Scheda a cura di Umberto Berlenghini

Cinema
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IL GIOCATTOLO di Giuliano Montaldo – Italia 1979 durata 118’ Con Nino Manfredi, Vittorio Mezzogiorno, Arnoldo Foà, Marlène Jobert Romano ma da anni residente a Milano, Vittorio Barletta (Manfredi) è un ragioniere alle dipendenze di Nicola Griffo (Foà), suo amico di infanzia e oggi facoltoso industriale. Di carattere mite, Vittorio non esita a eseguire qualsiasi ordine che il suo datore di lavoro, privo di scrupoli, gli impartisce. A casa, Vittorio deve accudire sua moglie Ada (Jobert), da tempo malata e sempre più dipendente dal marito. Mentre è a fare spese in un supermercato, Vittorio è coinvolto in una rapina a mano armata dove rimane ferito a una gamba. Durante il periodo di riabilitazione, in una palestra Vittorio conosce l’agente di polizia Sauro Civera (Mezzogiorno) il quale, visto il crescente interesse di Vittorio verso le armi da fuoco, gli regala una pistola per difesa personale. Recatosi a un poligono di tiro, Vittorio scopre di avere un insospettabile talento da tiratore, una vera mira infallibile. Delle sue doti balistiche, Vittorio se ne serve quando elimina uno dei banditi sorpresi da Sauro nella pizzeria dove i due amici si erano recati. Nel conflitto a fuoco rimane però ucciso anche lo stesso Sauro. Diventato suo malgrado una celebrità, Vittorio inizia a ricevere messaggi intimidatori da parte del resto della banda dei malviventi. Uscito di sera per recarsi in farmacia ad acquistare delle medicine per Ada, Vittorio viene affrontato dalla gang intenzionata ad eliminarlo. Il ragioniere reagisce sparando alle gambe dei killer, riuscendo così a farli arrestare. Incredulo, Vittorio si vede accusare dalla polizia di eccesso di legittima difesa. Ma i guai non sono finiti. Al peggioramento delle condizioni di salute di Ada, si aggiunge il licenziamento da parte di Griffo, furioso dopo aver appreso del flirt di una notte fra la sua fin troppo disinibita figlia e Vittorio. Sentendosi vittima di un’ingiustizia, Vittorio impugna di nuovo la sua arma con l’intenzione di uccidere Griffo: ma all’improvviso spunta un’altra pistola. Nelle mani di Ada. “Ma ormai chi vuoi che s’accorga di un colpo di pistola?”si domanda Vittorio nel finale. Seppur al termine, gli anni Settanta sono i veri protagonisti del film di Montaldo, anni davvero di piombo, tragici non soltanto sul fronte della lotta politica, ma anche su quello della delinquenza, organizzata e non. Tratto da un soggetto di Sergio Donati, che alcuni anni prima con “Il mostro” si era cimentato in un lavoro dai temi analoghi, anche in questo del regista genovese il protagonista è un uomo qualunque alle prese con avvenimenti più grandi di lui. Facile pensare ad Alberto Sordi di “Un borghese piccolo piccolo”, ma la storia di Vittorio ha più analogie con quella di Paul Kersey, il protagonista di “Il giustiziere della notte” e Manfredi, che a differenza di Charles Bronson era e resta un attore da commedia e da melodramma popolare, è comunque bravo nel rendere credibile un tranquillo ragioniere che, obbligato a difendersi, scopre il fascino delle armi tanto da diventarne un vero esperto, oltre che micidiale tiratore. Belle le sequenze delle sparatorie girate con l’uso del ralenti, sistema questo reso celebre da Sam Peckinpah e davvero efficace per la verosimiglianza degli effetti di quella violenza a cui assistiamo guardando il film. Straordinario il cast dove spicca Mezzogiorno, una delle icone del “poliziottesco” italiano di quegli anni, qui vincitore del Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista. A lui e ai già citati si aggiungono Renato Scarpa nella parte di Giuliano l’armaiolo; Mario Brega in quello del capo della gang; Daniele Formica è Gualtiero, istruttore di tiro; Pamela Villoresi è Patrizia, la figlia di Griffo. Musiche di Ennio Morricone. Scheda a cura di Umberto Berlenghini

11/11/2013

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IL GIOCATTOLO di Giuliano Montaldo – Italia 1979 durata 118’ Con Nino Manfredi, Vittorio Mezzogiorno, Arnoldo Foà, Marlène Jobert Romano ma da anni residente a Milano, Vittorio Barletta (Manfredi) è un ragioniere alle dipendenze di Nicola Griffo (Foà), suo amico di infanzia e oggi facoltoso industriale. Di carattere mite, Vittorio non esita a eseguire qualsiasi ordine che il suo datore di lavoro, privo di scrupoli, gli impartisce. A casa, Vittorio deve accudire sua moglie Ada (Jobert), da tempo malata e sempre più dipendente dal marito. Mentre è a fare spese in un supermercato, Vittorio è coinvolto in una rapina a mano armata dove rimane ferito a una gamba. Durante il periodo di riabilitazione, in una palestra Vittorio conosce l’agente di polizia Sauro Civera (Mezzogiorno) il quale, visto il crescente interesse di Vittorio verso le armi da fuoco, gli regala una pistola per difesa personale. Recatosi a un poligono di tiro, Vittorio scopre di avere un insospettabile talento da tiratore, una vera mira infallibile. Delle sue doti balistiche, Vittorio se ne serve quando elimina uno dei banditi sorpresi da Sauro nella pizzeria dove i due amici si erano recati. Nel conflitto a fuoco rimane però ucciso anche lo stesso Sauro. Diventato suo malgrado una celebrità, Vittorio inizia a ricevere messaggi intimidatori da parte del resto della banda dei malviventi. Uscito di sera per recarsi in farmacia ad acquistare delle medicine per Ada, Vittorio viene affrontato dalla gang intenzionata ad eliminarlo. Il ragioniere reagisce sparando alle gambe dei killer, riuscendo così a farli arrestare. Incredulo, Vittorio si vede accusare dalla polizia di eccesso di legittima difesa. Ma i guai non sono finiti. Al peggioramento delle condizioni di salute di Ada, si aggiunge il licenziamento da parte di Griffo, furioso dopo aver appreso del flirt di una notte fra la sua fin troppo disinibita figlia e Vittorio. Sentendosi vittima di un’ingiustizia, Vittorio impugna di nuovo la sua arma con l’intenzione di uccidere Griffo: ma all’improvviso spunta un’altra pistola. Nelle mani di Ada. “Ma ormai chi vuoi che s’accorga di un colpo di pistola?”si domanda Vittorio nel finale. Seppur al termine, gli anni Settanta sono i veri protagonisti del film di Montaldo, anni davvero di piombo, tragici non soltanto sul fronte della lotta politica, ma anche su quello della delinquenza, organizzata e non. Tratto da un soggetto di Sergio Donati, che alcuni anni prima con “Il mostro” si era cimentato in un lavoro dai temi analoghi, anche in questo del regista genovese il protagonista è un uomo qualunque alle prese con avvenimenti più grandi di lui. Facile pensare ad Alberto Sordi di “Un borghese piccolo piccolo”, ma la storia di Vittorio ha più analogie con quella di Paul Kersey, il protagonista di “Il giustiziere della notte” e Manfredi, che a differenza di Charles Bronson era e resta un attore da commedia e da melodramma popolare, è comunque bravo nel rendere credibile un tranquillo ragioniere che, obbligato a difendersi, scopre il fascino delle armi tanto da diventarne un vero esperto, oltre che micidiale tiratore. Belle le sequenze delle sparatorie girate con l’uso del ralenti, sistema questo reso celebre da Sam Peckinpah e davvero efficace per la verosimiglianza degli effetti di quella violenza a cui assistiamo guardando il film. Straordinario il cast dove spicca Mezzogiorno, una delle icone del “poliziottesco” italiano di quegli anni, qui vincitore del Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista. A lui e ai già citati si aggiungono Renato Scarpa nella parte di Giuliano l’armaiolo; Mario Brega in quello del capo della gang; Daniele Formica è Gualtiero, istruttore di tiro; Pamela Villoresi è Patrizia, la figlia di Griffo. Musiche di Ennio Morricone. Scheda a cura di Umberto Berlenghini

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  • pubblicato 11/11/2013
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