Il trionfo Ferrari tra Melbourne e Maranello

La strategia dettata dall'intuizione di Rueda, ma anche dal 'remote garage'

1522143906205_GettyImages-67348491.jpgDa dove nasce la mossa con cui Iñaki Rueda ha portato al trionfo la Ferrari di Vettel nel Gp d’Australia? 

Calcolando migliaia di variabili, che possono essere impostate in anticipo, ma che devono necessariamente essere riconsiderate in tempo reale fino all'ultimo secondo di un Gran Premio.

Si parte dal briefing pre gara con il team principal Arrivabene, il direttore tecnico Binotto, i piloti, gli ingegneri, i meccanici: insieme si discute per trovare la tattica migliore. 

Ma dopo aver considerato centinaia di elementi che vanno dal meteo alla morfologia della pista, dalla mescola delle gomme alla composizione dell'asfalto, l’ultima parola spetta a una persona sola: il responsabile della strategia.

E' lui che poi detterà i tempi dei pit stop, che spingerà i piloti al massimo oppure li inviterà a "conservare" l'efficenza della vettura per un passaggio più propizio della gara. 

Alla Ferrari, dal 2015, il responsabile si chiama Iñaki Rueda: madrileno, figlio di un pilota di rally, laureato in Colorado in ingegneria meccanica, ha iniziato con la McLaren. Poi la Renault di Alonso e la Lotus con Raikkonen e Allison.

Rueda, insieme a una ventina di tecnici sul posto, macina in pochi secondi migliaia di dati. L'istinto e la spregiudicatezza del pilota sono ormai romanticherie di tempi passati: ingegneria e informatica sono alla base della nuova Formula 1. 

Ma non tutto può essere esaminato sul posto. E allora a Maranello interviene il garage remoto.

In parallelo, anche se a distanza di migliaia di chilometri, un'altro battaglione composto da decine di ingegneri interpreta per il muretto l'enorme flusso di informazioni che provengono dalle vetture e non solo: terabyte di dati elaborati da processori potentissimi.

Una sorta di simbiosi tra intelligenza artificiale e umana che permette in tempo reale di offrire soluzioni immediatamente applicabili.

Ovviamente questo enorme sforzo tecnologico non garantisce il successo sicuro; basta chiedere alla Mercedes che ha sbagliato la distanza fra Vettel e Hamilton di cinque secondi... 

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  • pubblicato27.03.2018
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