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Djokovic: visto revocato ma il giudice sospende l'espulsione

Domani l'udienza davanti ai funzionari dell'immigrazione, domenica esame del ricorso
Nell'udienza lampo, convocata questa mattina, subito dopo che il ministro dell'immigrazione ha revocato il visto di Novak Djokovic, il giudice Anthony Kelly ha accolto la richiesta degli avvocati del tennista serbo di sospendere l'espulsione in attesa di esaminare il ricorso.

L'udienza, per esaminare il ricorso, si terrà domenica 16 gennaio davanti ad un tribunale federale. Ma già domani mattina, alle 8 ora australiana (22 ora italiana), Djokovic dovrà presentarsi in audizione davanti ai funzionari dell’ufficio immigrazione australiano. Subito dopo, lo stesso giudice Kelly ha disposto che il numero uno del tennis mondiale venga trattenuto in una struttura di detenzione per l'immigrazione.

Il tempo stringe per l'inizio degli Australian Open, che aprono i battenti lunedì 17, e la situazione di Djokovic si fa sempre più complessa. Il tennista serbo è già nel tabellone del singolo maschile, che dovrà, ovviamente, essere ritoccato, in caso di una sua rinuncia forzata.

Se dovesse essere rifiutato il ricorso presentato dai suoi legali, Djokovic rischia non solo di essere espulso dal paese, ma anche di non poter mettere piede in Australia per i prossimi tre anni.

I fatti di oggi 
L'udienza straordinaria del giudice Kelly, che ha annullato l'espulsione di Djokovic, era stata convocata stamattina, subito dopo la decisione da parte del ministro dell'Immigrazione, Alex Hawke, di revocare il visto di Novak Djokovic.

La decisione è stata accompagnata con una nota nella quale si legge: "Oggi ho esercitato il mio potere ai sensi della legge sull'immigrazione per cancellare il visto in possesso del signor Novak Djokovic per motivi di salute e ordine, ritenendo che fosse nell'interesse pubblico procedere in questo senso. Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal Ministero dell'Interno, dalla Australian Border Force e dal signor Djokovic. Il governo Morrison è fortemente impegnato a proteggere i confini dell'Australia, in particolare in relazione alla pandemia di Covid-19".

Alle parole di Alex Hawke hanno fatto seguito quelle del premier Scott Morrison che ha espresso sostegno per la scelta del suo ministro dell'immigrazione scrivendo così in una nota:

"Questa pandemia è stata incredibilmente difficile per ogni australiano ma siamo rimasti uniti e abbiamo salvato vite e l'economia".

"Gli australiani hanno fatto molti sacrifici e giustamente si aspettano che il risultato di questi sacrifici venga protetto ed è ciò che sta facendo il ministro con la sua iniziativa", ha detto il premier spiegando che non interverrà più sulla questione per rispettare "il prevedibile procedimento legale".

					

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