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Paralimpiadi, Pancalli: "Quelle medaglie sono il nostro orgoglio"

Presidente Cip: "Come alle Olimpiadi Italia confermata nella top ten"
Credits © Getty Valentina Vezzali, Luca Pancalli e Bebe Vio, 28 agosto, Tokyo, oro nel fioretto
Valentina Vezzali, Luca Pancalli e Bebe Vio, 28 agosto, Tokyo, oro nel fioretto

Il bilancio di questa Paralimpiade è più che positivo. Il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, ma voglio far risaltare che questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché, oltre i numeri, proviene da 11 discipline differenti, fermo restando che il nuoto azzurro ha rappresentato una straordinario risultato, ma ci sono state anche tante altre medaglie da altre discipline".

Così, nella conferenza stampa conclusiva dei Giochi Paralimpici a Tokyo, il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli.

"Le 69 medaglie guadagnate in totale a Tokyo? È la conferma che siamo sempre di più due facce della stessa medaglia - aggiunge -. Come nelle Olimpiadi siamo arrivati al nono posto e ci confermiamo nella top ten: molti, rispetto a Rio, hanno perso medaglie o magari sono rimasti stabili; chi è andata veramente avanti è solo l'Italia". 

"Era tutto previsto, la mia scaramanzia mi impedisce di esprimermi prima, ma il contrario avrebbe significato aver lavorato male: noi sapevamo di aver lavorato alla grande. Sui risultati ci aspettavamo qualcosina che forse è mancato, ma siamo più che soddisfatti e consapevoli che forse a Tokyo si sta concludendo un ciclo iniziato 12 anni fa su cui abbiamo investito e creduto molto, lo testimonia una delegazione con più del 50% di esordienti, molti dei quali a medaglia, ma la metà erano veterani".

Parigi è fra 3 anni, giusto guardare al futuro, ma bisogna rimettersi al lavoro subito. Il risultato di ieri è stata la più bella istantanea con cui chiudere una Paralimpiade bellissima per i risultati e per aver regalato dalla testimonianza di ogni singolo atleta l'immagine dell'Italia più bella, del Paese che sta tentando faticosamente di uscire dalla pandemia - sottolinea -. L'immagine di atleti che hanno fatto della loro resilienza la connotazione non solo come atleti, ma di uomini e donne di questo Paese, forse anche per questo abbiamo ricevuto tanto affetto e calore.

Vedere le principali testate aprire oggi con l'immagine delle nostre atlete, mi ha fatto dare un pizzicotto per vedere se fosse vero o se stessi sognando: con orgoglio dico che noi abbiamo lavorato per questo. Ora si riparte come abbiamo sempre fatto, non addormentandoci sugli allori, ma sapendo che stiamo giocando una partita molto lunga e che il risultato deve ancora arrivare".

"Ho ricevuto messaggi da persone che non conosco, mia madre che ha 86 anni è stata la nostra prima tifosa: siamo contagiosi, questo contagio è positivo. Mi auguro non si spenga con la fiaccola - conclude -. Su questa fiaccola bisogna costruire un'Italia migliore: nel nostro Paese ci sono 3 milioni di disabili, togliendo gli anziani abbiamo più di un milione di ragazzi da intercettare. Tutto quello che abbiamo fatto a Tokyo, spero aiuti a tenere alti i riflettori sui percorsi di politica sportiva e sociale necessari per fare in modo che la nostra delegazione non sarà di 113 atleti, ma magari di 300 o 350". 

					

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