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Inter campione d'Italia!!!

L'Atalanta non va oltre il pareggio col Sassuolo e regala il 19° scudetto ai nerazzurri con 4 giornate d'anticipo
L'Inter e' campione d'Italia 2020/21.

Grazie al successo di ieri a Crotone e il contemporaneo pari per 1-1 dell'Atalanta a Reggio Emilia contro il Sassuolo (reti di Gosens nel primo tempo e Berardi nella ripresa), la squadra di Conte conquista il 19° scudetto della sua storia con 4 giornate d'anticipo.

Si tratta del primo tricolore vinto dai nerazzurri dal 2010 e che mette fine alla striscia di nove campionati consecutivi della Juventus.

I bianconeri,con 36 scudetti, precedono proprio l'Inter che ora ne ha 19 e quindi uno più dei 'cugini' del Milan, poi più indietro Genoa (9), Torino, Pro Vercelli e Bologna (7), Roma (3), Fiorentina, Lazio e Napoli (2), Cagliari, Casale, Sampdoria e Verona (1).

"Siamo noi, sì, siamo noi. Campioni  d'Italia. Lo possiamo finalmente urlare, dopo che lo abbiamo sognato,  dopo che lo abbiamo tenuto nascosto in fondo al nostro cuore,  custodendolo come un sogno prezioso che non volevamo si sciupasse. Lo  indossiamo, questo Scudetto. Bello, perentorio, meritato. Agognato e  sospirato. Siamo noi, siamo Campioni d'Italia. Non ci stanchiamo di  gridarlo, di ripetercelo. Siamo noi".

Così l'Inter sui social e sul  proprio sito esulta per la conquista dello scudetto dopo il pareggio  dell'Atalanta con il Sassuolo.       

"Una squadra per conto di un intero popolo, quello nerazzurro. Una  squadra che ha vinto, che ha dominato. Con un unico grande rammarico:  quello di non aver potuto condividere le gioie sul campo con i tifosi  nerazzurri. Cosa sarebbe stato San Siro il giorno di Inter-Juventus?  Quale boato avrebbe riempito l'abbraccio della squadra dopo i gol di  Matteo Darmian contro Cagliari e Hellas Verona?", prosegue il club  nerazzurro.

Dopo 11 anni, dall'indimenticata stagione del triplete, l'Inter torna vincere lo scudetto.

Dopo aver visto  festeggiare i rivali storici del Milan, l'anno successivo, e della  Juventus per ben nove anni di fila i nerazzurri tornano a guardare  tutti dall'alto in basso in Italia. La stagione di Lukaku e compagni,  iniziata in malo modo con la sconfitta nel derby e proseguita peggio,  con la prematura eliminazione dalla Champions League, cambia marcia a  gennaio grazie alla vittoria per 2-0 contro la Juventus, un successo  ancor più netto di quanto dica il punteggio e che dà nuova linfa ad  una squadra che fino a quel momento stava ripetendo gli alti e bassi  che hanno contraddistinto il decennio precedente.       

L'Inter deve le sue fortune in gran parte al tecnico. Antonio Conte  infatti ha avuto il grande merito di cambiare la mentalità di una  squadra ormai non più abituata a vincere. Lo dimostrano le 13 vittorie nel girone di ritorno, che hanno restituito l'immagine di un Inter che sa di Juve, la "sua". Solidità e cinismo, che si giochi bene o male  poco importa, conta il risultato. ''Abbiamo un obiettivo e faremo di  tutto per raggiungerlo. Lascerò un Inter migliore di quella che ho  trovato'', parole, quelle di Conte, che risuonano come un monito ai  microfoni dei giornalisti.

''Identità'' è la parola scelta per definire la sua  nuova Inter. Identità che parte dall'evoluzione tattica che il tecnico ha attuato nel corso della stagione, partendo dal reparto difensivo:  la sicurezza di Samir Handanovic che tralasciando i recenti  strafalcioni si è reso protagonista di interventi determinanti per  l'impresa nerazzurra (partita di andata contro il Napoli su tutte a  cui si aggiungono 13 gare senza subire gol), l'esperienza di De Vrij  posizionato nel vertice basso della difesa a tre e a cui spetta  iniziare la manovra offensiva, la trasformazione di Milan Skriniar,  irriconoscibile ad inizio stagione, diventato poi perno del muro  difensivo interista e il rilancio del giovanissimo Bastoni (giocatore  che Conte ha voluto a tutti i costi in prima squadra e per il quale ha lasciato partire Diego Godin), che si sta facendo valere.       

Il passo successivo è stato rinunciare ad un trequartista vero e  proprio inserendone uno non di ruolo come Barella (che a soli 24 anni  sembra essere già un giocatore pronto calcisticamente), a tutti gli  effetti il motore della squadra con 11,056 km percorsi a partita,  secondo solo a Brozovich (primo in nella massima serie con 13 Km a  percorsi a partita) o Eriksen, vero e proprio oggetto del mistero ad  inizio stagione, ad un passo dalla cessione a gennaio e ora giocatore  fondamentale. Tutto questo senza comunque disfare il suo fidato 3-5-2.

Questa è stata la chiave per dare ampiezza alla squadra puntando poi  sulla velocità di Perisic e soprattutto Hakimi. L'esterno marocchino è stato fondamentale in molti successi dell'Inter, instancabile e  tecnico, in pratica il giocatore ideale. Queste modifiche, nel corso  della stagione, hanno permesso il cambiamento sostanziale del gioco  dell'Inter che ora si affida molto meno al lancio in profondità,  palleggiando molto di più nella propria metà campo.

Nonostante il radicale cambio tattico, l'Inter non ha  comunque perso efficacia in fase offensiva: i nerazzurri sono infatti  la squadra che in Serie A, produce più occasioni. La carriera di  allenatore di Conte insegna che il tecnico abbia bisogno di due  terminali offensivi dominanti, in grado di far salire la squadra ma  anche di sganciarsi dando profondità quando la situazione lo richiede.
       
Romelu Lukaku è l'attaccante ideale per Conte, e l'uomo in più  dell'Inter in questa stagione. Lo testimoniano i 21 gol (secondo nella classifica marcatori dietro a Cr7 fermo a 25). Ma anche il belga deve  le sue fortune al tecnico italiano che, a differenza di Mourinho a  Manchester, ha capito che Lukaku rende meglio se lasciato libero di  puntare l'avversario in campo aperto e non spalle alla porta, lavoro  che Conte lascia fare a Lautaro (anche lui determinante con i suoi 15  gol e 5 assist). C'è chi ancora sostiene che i 12 milioni di euro  dello stipendio di Antonio Conte siano buttati, ma la verità è che  ora, il tecnico italiano ha un'Inter migliore di quella che ha  trovato.

					

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