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Nibali: "Sogno la maglia iridata"

Lo Squalo dello Stretto è in Svizzera, pronto a tornare in sella e ad affrontare una stagione compressa sulla quale, prima della pandemia, puntava molto
Credits © Getty Vincenzo Nibali (Parigi-Nizza 2020)
Vincenzo Nibali (Parigi-Nizza 2020)
L'attesa e' ancora lunga ma Vincenzo Nibali non difetta in pazienza, sperando pero' che i tempi non si allunghino ancora. Lo Squalo dello Stretto e' in Svizzera, pronto a tornare in sella e ad affrontare una stagione compressa sulla quale, prima della pandemia, puntava molto.

"Ero partito abbastanza bene quest'anno, c'era un bel progetto, speriamo in una bella ripartenza". Se tutto va bene, ad agosto si comincia: l'Uci ha gia' annunciato il calendario ma il 35enne corridore siciliano, alla prima stagione alla Trek-Segafredo, si aspetta ancora qualche novita'.

"Tante cose non vanno ancora bene ma credo che il calendario subira' continui cambiamenti. Non e' facile inserire tutte le corse in un periodo cosi' stretto che andra' da agosto a novembre, c'e' pochissimo spazio. Si dovranno privilegiare le corse d'eccellenza mentre quelle un pochino piu' piccole dovranno adattarsi. Del resto tutte le squadre hanno dai 25 ai 30 atleti e i gruppi si divideranno".

A Nibali non e' pero' andata giu' la programmazione dei campionati italiani per l'1 novembre: "E' scandaloso, stai due mesi con la maglia tricolore e basta? Non so quanto sia giusto o logico spostarlo a quella data ma ancora non e' stato confermato niente. Credo che in corso ci saranno dei cambiamenti, lo spero".

Il ciclista siciliano dovra' ad ogni modo riprogrammare un po' di cose, anche gli obiettivi. "Indossare la maglia di campione del mondo e' uno dei sogni sempre li' nel cassetto - ammette - Dopo aver vinto Giri e classiche, un pensiero alla maglia arcobaleno lo fai. Con l'Olimpiade che e' slittata al 2021, l'obiettivo si sposta sui Mondiali, vedremo". Ma quello che conta di piu', oggi, e' ricominciare.

"Le giuste precauzioni per gli eventi sportivi ci vogliono ma la ripartenza ci deve essere. Anche qui in Svizzera da oggi i bar sono aperti, in tutti gli Stati si sta ripartendo: non bisogna fare terrorismo psicologico su tutto". E chissa' che, fra qualche mese, non si possa ricominciare anche davanti ai tifosi.

"Il Giro ti permette di seguirlo anche sulla strada, a distanza. Partenze, arrivi o passaggi in montagna sono piu' problematici e se togli il pubblico da questi momenti il ciclismo ne soffre tanto ma l'appassionato puo' viverlo anche dalla tv. Mio papa' e' un grande appassionato, ha due figli professionisti ma sara' venuto tre volte al Giro a vedermi e al Tour era solo a Parigi. E comunque il nostro pubblico e' sempre stato pacato, buono, eccetto alcune situazioni, e penso che sia possibile una situazione con i tifosi a debita distanza e che rispettano tutte le regole".

C'e' spazio anche per i ricordi, dall'infanzia ("ero iperattivo, ne combinavo di tutti i colori, mio papa' mi faceva uscire in bici e mi faceva stancare") alla sua Sicilia, lasciata quando aveva 15 anni. "Mi mancano gli affetti, la citta' di Messina col suo Stretto e il mare che cambia continuamente, i profumi, la terra". E non c'e' niente di meglio della bici per combattere la nostalgia.

					

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