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Doping

Il pesista Andrei: "Il doping è un problema irrisolvibile"

"Nonostante tutto se ne parlava nel 1974 quando iniziai e se ne parla ancora ora"
Credits © Getty Il campione olimpico di getto del peso Alessandro Andrei
Il campione olimpico di getto del peso Alessandro Andrei
"Quello del doping e' un problema irrisolvibile: e' stata creata l'agenzia mondiale antidoping, la tecnologia e' stata migliorata, i controlli sono maggiori ma di doping se ne parlera' sempre. Di doping si parlava nel 1974 ai Giochi della Gioventu' quando iniziai e di doping si parlava ancora 15 anni fa quando decisi di ritirarmi".

Cosi' Alessandro Andrei, campione olimpico di getto del peso a Los Angeles nel 1984, alla domanda sul legame tra discipline di forza e assunzione di doping.

Il nome di Andrei e' legato sia per l'oro a cinque cerchi che per quella magica serata del 12 agosto del 1987 quando a Viareggio porto' il record del mondo a 22,91 metri, ancora oggi il terzo primato italiano piu' vecchio dell'atletica leggera dopo l'1'43"7 sugli 800 metri di Marcello Fiasconaro e il 19"72 sui 200 della leggenda Pietro Mennea.

Il pesista toscano, oggi 61 anni, ispettore della Polizia di Stato in pensione da un anno dopo aver militato a lungo nelle Fiamme Oro, e' stato il secondo lanciatore italiano della storia a vincere un'Olimpiade dopo il grande Adolfo Consolini nel 1948 a Londra nel disco.

Due sono i momenti salienti della carriera di Andrei. Il primo e' quello al 'Memorial Coliseum' di Los Angeles nel 1984 in quell'edizione del boicottaggio del blocco dell'Est (assenti i tedeschi orientali Udo Beyer e Ulf Timmermann), il secondo la serata dei record di tre anni dopo.   

"A Los Angeles prima della finale provavo una sensazione di un bipolare. Dal 20 giugno alla vigilia dell'Olimpiade mi ero migliorato di trenta centimetri arrivando a 21,50. Nei tre lanci di finale lanciavo prima degli americani e quindi per gioire ho atteso fino all'ultimo lancio della gara. Al terzo lancio l'eccellente misura di 21,26 che mi ha consentito di vincere l'oro - racconta Andrei, sposato con l'ex lanciatrice azzurra Agnese Maffeis -. C'era molto entusiasmo, le persone vedevano le nostre tute 'Italia' e ci fermavano, erano curiosi e persino nei locali pubblici non ci facevano pagare".

Parlando dell'approccio che avevano gli statunitensi verso lo sport, Andrei lo paragona a quello che aveva Mennea.

"In quegli anni l'atletica leggera in Italia era Mennea, lui ci ha dato una lezione di come si praticava l'atletica perche' prima era paragonabile ad un circolo dopolavoristico. Ho sentito dire piu' volte che Mennea aveva rovinato l'ambiente da quel clima giocoso - dice il pesista di Scandicci -. Erano gli anni della migrazione dal Sud verso il Nord, della nomea dei meridionali che non facevano nulla. Mennea si chiudeva in clausura e aveva una grande forza di volonta' unita ad una fibra fisica incredibile".   

L'11 febbraio di quest'anno Leonardo Fabbri ha migliorato il primato outdoor di Andrei che durava da 33 anni lanciando a 21,59 la sfera del peso da oltre sette chilogrammi. "Fabbri e' il pesista piu' promettente in questo momento e, chiunque battera' il mio record all'aperto, lo abbraccero': se riuscira' Fabbri sarei doppiamente felice perche' resterebbe a Firenze, un po' la culla del peso in Italia iniziata con Angiolo Profeti e Silvano Meconi, e proseguita con Marco Montelatici".

					

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