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Gravina: "Alcuni non vogliono riprendere per non pagare gli stipendi"

Il presidente della Figc: "Per me è stata una parentesi di grande tristezza constatarlo, e lo farò presente"
Credits © Ansa Gabriele Gravina Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio
Gabriele Gravina Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio
"La nostra esigenza di ripartenza è consacrata all'interno del nostro dna: ci chiamiamo Federazione  Italiana Giuoco Calcio. Per me è stata una parentesi di grande  tristezza, e lo farò presente, constatare che nel mondo del calcio  alcuni facciano di tutto per non giocare, convinti che così non  pagherebbero alcune mensilità ai propri tesserati". Lo ha detto il  presidente della Figc, Gabriele Gravina, a poche ore dall'incontro  decisivo per il futuro della Serie A con il Ministro dello Sport  Vincenzo Spadafora.

"È un gioco perverso quello di una società che non vuole giocare per limitare i danni. Tutto questo mi ha convinto a portare avanti questa battaglia. So quanti italiani pensano che non si debba giocare: capisco che sarà triste vedere le partite a porte chiuse, ma se riparte l'economia del nostro Paese non può non ripartire una delle sue industrie più importanti".

"In questi ultimi due-tre mesi ho vissuto tantissimi momenti di grande esaltazione, anche se sempre accompagnata da un'attenta e responsabile prudenza. Io ho sempre sostenuto che la mia determinazione era dettata dal far capire cosa rappresenta il mondo  del calcio nel panorama dello sport e soprattutto dell'economia  italiana", ha proseguito Gravina.

"C'è la dimensione economica, ma ce ne sono tante altre: parliamo di uno straordinario fattore sociale, non solo economico. Genera entusiasmo, moltiplica tanta passione verso il mondo dello sport e dell'economia".       

"Ci troviamo in un momento particolarmente delicato della nostra vita: la diffusione epidemiologica da Covid-19 ha stravolto le viste di ciascuno di noi, ha cambiato le nostre abitudini e messo in discussione qualunque tipo di relazione interpersonale, ma tutto questo non ha mai spezzato il filo d'amore che lega il calcio al nostro Paese, all'Italia. Anche quando tutti erano fermi e soffrivano, il calcio ha voluto mostrare il proprio lato positivo, a differenza di quella demonizzazione a cui è stato sottoposto, anche con iniziative  straordinarie come mettere a disposizione il nostro centro tecnico di  Coverciano. È una casa che ha ospitato 48 pazienti positivi", ha sottolineato il numero uno della Figc.

					

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