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La Onlus "Sport senza frontiere" prepara un kit contro il covid 19

Anche un tutorial per aiutare famiglie in difficoltà
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Sport senza frontiere. Anche quando i confini sono le mura di casa.
C'è chi dello sport ha fatto la sua missione, ma anche lo strumento per regalare sorrisi, benessere, inclusione.

E, quando si tratta di bambini, una crescita sana. E' l'obiettivo di Sport Senza Frontiere, la Onlus che dal 2011 offre a tantissime famiglie fragili la normalità di una corsa su una pista di atletica, un gol su un campo da calcio, una nuotata in piscina: piccoli grandi traguardi che un giorno sono diventati alla portata di chi non poteva permettersi l'iscrizione del proprio figlio a un corso o a un'associazione sportiva.

Un percorso a 360 gradi che all'attività motoria affianca supporto psicologico e visite mediche periodiche. La sintesi perfetta di ciò che l'Onu celebra ogni anno il 6 aprile con la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, dedicata in questa edizione a incoraggiare lo spirito di squadra in condizioni di crisi.   

Cosa succede, infatti, quando un'emergenza come la pandemia di coronavirus blocca le centinaia e centinaia di 'miracoli' - sono oltre 400 i bambini seguiti in Italia da SSF - che si susseguono da nord a sud? "Succede che abbiamo deciso di raddoppiare i nostri sforzi, stando ancora più vicini alle famiglie che seguiamo durante tutto l'anno", racconta all'agenzia Dire il direttore di Sport Senza Frontiere, Sandro Palmieri.

"I bambini che aiutiamo provengono da nuclei familiari disagiati, con adulti che spesso svolgono lavori precari e sono in grande difficoltà nel far quadrare i conti, con conseguenze inevitabili sulla condizione psicologica e sociale di tutta la famiglia". Situazioni critiche che, durante la crisi sanitaria ed economica, non possono certo migliorare."Da quando e' iniziato il blocco delle attività, la risposta della nostra task force di educatori, allenatori, psicologi e tutor non si e' fatta attendere".

Prima di tutto e' nato un 'kit di emergenza', ovvero un pacchetto composto da generi alimentari (distribuiti su indicazione del Dipartimento di Biomedicina e prevenzione della Facoltà di Medicina dell'Università di Tor Vergata di Roma), poi prodotti utili come mascherine, gel igienizzanti e guanti. Infine, materiale ludico-didattico realizzato insieme al Dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre. Senza dimenticare la fornitura di device per la didattica a distanza grazie al sostegno della Fondazione Vodafone. E se uscire per andare in piscina o in palestra e' diventato impossibile, Sport senza Frontiere si e' trasferita a casa dei 'suoi' bambini con allenamenti, giochi, video tutorial e contest per non smettere di muoversi.   

"Abbiamo cercato di rispondere alla richiesta di aiuto delle famiglie- spiega Palmieri- che si sono trovate quasi subito con il frigo vuoto e che chiedevano di non essere lasciate sole in questo momento in cui le difficoltà si sono acuite". Rosy, accento straniero e voce dolce ma decisa, conferma quanto sono importanti per lei i suoi 'angeli custodi'.

"Abbiamo conosciuto Sport Senza Frontiere sette anni fa, quando abitavamo in una casa occupata. Sono stati loro a venirci a cercare. Ci hanno offerto di far praticare sport alle mie due bambine e per noi e' cambiato tutto". La onlus è diventata una presenza costante nella sua vita e in quella delle sue bimbe. Di Rebecca, in particolare. "Adesso ha 10 anni e fa nuoto a livello agonistico, si trova benissimo, fa le gare regionali ed è innamorata dell'acqua: e' un'attività costosa: io lavoro part-time facendo le pulizie in un ospedale a Roma. Non mi lamento, ma non mi sarei mai potuta permettere tutto questo".Con l'emergenza coronavirus anche le piscine sono state costrette a chiudere e Rebecca deve rimanere con i suoi familiari tra le quattro mura della struttura nel quartiere di Montesacro che li ospita. Ma l'aiuto di Sport Senza Frontiere non si e' fermato.
"Anche se siamo lontani, siamo vicini- racconta ancora Rosy- Fin dai primi giorni ci hanno contattato, anche con video chiamate, proponendoci attività da fare in casa con tutta la famiglia. Non ci hanno mai abbandonato. E ci hanno consegnato anche il kit con tutte le cose essenziali in questo momento, dalla frutta alla verdura, fino al materiale per la scuola a distanza".   

Ora bisogna aspettare che l'emergenza passi.
"Per i bambini non è facile stare tutto il giorno in casa e non vedere i loro amici, non andare a scuola. Ma sono più forti di noi grandi che ci lamentiamo tanto. Dovremmo trasmettere loro la speranza che tutto andrà bene". Vero, verrà il giorno in cui l'emergenza passera' e Sport Senza Frontiere riprenderà la sua corsa. "Anche per noi si aprirà la 'fase due'- riflette Palmieri- Noi ci affidiamo all'autofinanziamento e all'altruismo di chi ci sostiene da sempre, ma sappiamo che sarà un'ulteriore sfida trovare le risorse per portare avanti la nostra attività, Per questo l'appello è: chiunque voglia aiutarci, può aderire alla nostra raccolta fondi attiva sul nostro sito www.sportsenzafrontiere.it e sulla pagina della nostra campagna www.retedeldono.it/ssf/dallapartedeibambini. Dovremo lavorare molto e sara' importante fare rete, perché sicuramente il rischio sara' quello di avere un tessuto sociale ancora più frammentato e fragile".

					

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