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Montero: "Allenare la Juve un sogno lontano"

L'ex bianconero: "Emozione impressionante allenarmi con quei grandi fuoriclasse"
Credits © Italpress L'ex juventino Paolo Ontero
L'ex juventino Paolo Ontero
Un'ora fra ricordi, aneddoti e attualità, indimenticato leader della Juve di Lippi e giocatore preferito dell'attuale presidente Andrea Agnelli.

Paolo Montero oggi fa l'allenatore alla Sambenedettese, in serie C, ma della storia bianconera ha scritto pagine importanti in dieci anni di militanza. Portato in Italia dall'Atalanta, nel '96 passò alla Juve fresca campione d'Europa e "arrivare nella squadra che un mese e mezzo prima aveva vinto la Champions, trovarmi a dormire in camera con Ciro Ferrara, ad allenarmi con Peruzzi e con tutti quei fuoriclasse è stata un'emozione impressionante - racconta - Mi hanno insegnato l'umiltà, lì non esisteva l'io ma il noi".

Una lezione di cui ha fatto tesoro, anche quando, pure fuori dal campo, difendeva Zidane dai tifosi più critici. "In Sudamerica ti insegnano a difendere il più forte, in tutti i sensi, e poi Zizou, per il suo livello, è uno dei giocatori più umili che abbia conosciuto. Era impossibile non volergli bene. Non si sentiva nello spogliatoio, era silenzioso, timido, molto riservato".

Fra i calciatori con cui ha legato di più alla Juve anche un altro dal carattere fumantino come lui, Edgar Davids: "Non ti salutava per un mese se perdevi la partitella con lui, se ne perdevi due-tre non ti salutava più".

Era la Juve di Gianni Agnelli ("L'Avvocato ti chiamava alle 5 di notte per sapere come stavi, un bellissimo personaggio, con la battuta sempre pronta"), oggi alla guida c'è Andrea. "Lo conosco da quando era bambino ed entrava nello spogliatoio col padre. Non ci sentiamo da un po' ma a me non piace dare fastidio. L'ho visto prima che diventasse presidente della Juve e lo ricordo sempre con grande affetto. Gli dissi che la Juve è sempre la Juve quando c'è uno della famiglia come dirigente e i fatti mi hanno dato ragione".

"Allenare un giorno la Juve? Ogni ex giocatore che vuole bene alla sua squadra lo sogna ma è un sogno lontano: c'è una realtà, pochi ex giocatori hanno allenato la Juve, ma piacerebbe a chiunque abbia vestito quella maglia".

Gli scudetti in bianconero le gioie più grandi, le finali perse in Champions le delusioni più amare. E a proposito di Europa, sulle chance della Juve attuale, l'ex difensore sottolinea che "ci vuole anche fortuna. Ci sono squadre che hanno vinto la Champions che in un momento critico hanno fatto gol e vinto un quarto di finale, una semifinale. Nella finale col Barcellona la Juve ha dominato mezz'ora ma non ha segnato e poi ha preso gol. Ma non é una questione di motivazione, a quei livelli non hai bisogno di un allenatore che ti stimoli".

Restando alla Juve di oggi, l'assenza di Chiellini nella prima parte di stagione si è fatta sentire "anche per il rispetto che incute negli avversari, che sanno che giocatore vanno ad affrontare, che saranno 90 minuti di guerra", ma il futuro della difesa bianconera per Montero è garantito.

"De Ligt é un fuoriclasse, per come é migliorato in questo periodo ha tutto per diventare il più forte. Con lui e Demiral, se li gestisce bene, la Juve si è garantita una bella coppia di centrali per lungo tempo".

E tornando a vestire i panni del difensore, quando gli chiedono se sia più difficile marcare Maradona o Messi, per Montero "è difficile con tutti e due. Ma il più forte per me è stato Maradona. Come marcherei Ronaldo? E' forte fisicamente, veloce, serve l'aiuto dei compagni, sarebbe pericoloso restare uno contro uno. Ibra? Non avrei avuto paura ma grande rispetto. E' di quelle persone che parlano poco e fanno tanti fatti".

Su chi sia stato invece l'avversario più forte della sua epoca, nessun dubbio: "Ronaldo il Fenomeno". Oggi l'ex centrale uruguaiano allena a San Benedetto del Tronto e la sua prima stagione su una panchina italiana gli ha riservato belle soddisfazioni.

"Ho avuto la fortuna, in Sudamerica e in Italia, di avere grandi allenatori come Menotti, Lippi, Prandelli, Guidolin, Mondonico, Capello, Ancelotti, da tutti ho rubato qualcosa e poi mi sono fatto un'idea mia - confessa - Mi trovo benissimo qui, bisogna vedere cosa farà Fedeli, se venderà la società, il nostro futuro è incerto. Il rapporto col presidente? Ci sono state discussioni ma non è mai mancato il rispetto".

Montero ricorda poi anche i trascorsi all'Atalanta ("eravamo una squadra forte, il 70% di quei giocatori è finito nelle allora 'sette sorelle') e con Maurizio Ganz rievoca: "Nelle partitelle ti faceva impazzire e quelle partitelle erano come finali di Coppa del Mondo".

					

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