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Tommasi insiste: "Le scelte del Governo illogiche e pericolose"

Il n.1 dell'Assocalciatori: "Senza allenamenti i giocatori saranno più esposti al rischio infortuni"
Credits © Getty Il presidente dell'Aic Damiano Tommasi
Il presidente dell'Aic Damiano Tommasi
La decisione del governo di far riprendere l'attività negli impianti sportivi ai tesserati di discipline individuali e non consentire ai calciatori professionisti, lontani dai campi per la pandemia di Covid-19, lo svolgimento di allenamenti in forma individuale nei centri sportivi non è andata giù all'Associazione Italiana Calciatori e al suo presidente, Damiano Tommasi.

"Non le troviamo un senso - spiega l'ex centrocampista di Verona e Roma - Non sto parlando della ripresa della stagione appesa a tante incognite, ma della possibilità per i giocatori di allenarsi individualmente in strutture dove sono controllati. Parliamo di salute degli atleti, questa norma rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio. Per il calciatore il ritorno alla giusta forma atletica dopo questo stop obbligato è un passaggio necessario e utile anche ad evitare infortuni e per essere pronti per iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo".

Uno stop così lungo, sulla condizione dei calciatori, pesa "tanto, ma c'è da dire che più dell'80% delle squadre ha tenuto i giocatori sotto controllo facendo fare loro attività in casa seguendo le tabelle e le indicazioni dei preparatori".

"Però una cosa e' allenarsi in spazi ristretti, su terreni duri, e un'altra in spazi ampi su campi in erba. A lungo andare l'allenamento in spazi ristretti può addirittura essere negativo per la muscolatura. Ci sarà bisogno di un mese per riportare gli atleti a uno stato di forma consono".

Anche per  sostenere un eventuale tour de force di 13 partite in un mese e mezzo. Una partita ogni tre giorni: "Le criticità sono tante. Ma stiamo già parlando di metà giugno... Chissà come sarà la situazione quel giorno. Io dico facciamo un passo alla volta. Se anche non si dovesse tornare a giocare per un calciatore allenarsi è importante per il mantenimento. A livello individuale il rischio di contagio non c'è".

Con quelli collettivi purtroppo sì e, rispetto a un eventuale contagio durante gli allenamenti o il campionato, la posizione dell'Aic è presto illustrata: "La positività di un calciatore è un tema centrale. Ci si ferma? Viene isolato, si fanno i test agli altri e si prosegue? Il protocollo che è stato preparato prevedeva una serie di casistiche, però sembra che presenti delle criticità e vada rivisto. In ogni caso deve essere tutto molto chiaro su cosa fare se si riprende: test, tamponi, spazi, viaggi, trasferte, lavoro di gruppo".

Dalla salute ai contratti dei calciatori: emolumenti tagliati o rimandati. "Per quanto riguarda gli emolumenti molte società hanno trovato gli accordi con i giocatori. All'Aic preoccupano da questo punto di vista più le serie inferiori della serie A, perchè gli stipendi sono completamente differenti. I giocatori hanno già dimostrato disponibilità a fare dei sacrifici con rinunce o dilazionamenti sulla stagione prossima. In A in media c'è la rinuncia a una mensilità. Nelle serie inferiori ne chiedono di più nonostante stipendi inferiori. Sarebbe importante  sapere quali sono le perdite reali dei club e del sistema: perchè le rinunce devono essere parametrate...".

Circa i contratti in scadenza il 30 giugno, alcuni giocatori si libereranno, altri rientreranno dai prestiti: "La proroga di prestiti e contratti non è ancora stata affrontata: serve un'autorizzazione della Fifa e poi l'accordo tra società e atleta. In teoria un club potrebbe non volersi avvalere più di un giocatore in scadenza evitando di pagare ulteriori mensilità. O un giocatore voler passare ad altro club con il quale magari ha già firmato guadagnando di più. Servirebbe una regola che valga per tutti. Ma bisogna lavorarci...".

Qualora si giochi e si termini la stagione ad agosto inoltrato, prima di ripartire potrebbero esserci ferie e nuova preparazione: "Non le chiamerei ferie ma pausa necessaria. Il calciatore è un atleta con un fisico sottoposto a stress. Già i giocatori saranno costretti a fare 13 partite in un mese e mezzo. Non a caso la Fifa sta studiando la possibilità di avere 5 cambi per ampliare il turnover e limitare gli infortuni. Ripartire subito significherebbe giocare ininterrottamente per 14 mesi con 2-3 gare a settimana: uno stress insostenibile. Quindi se si finisce questa stagione c'è bisogno di una pausa e di una nuova preparazione".

Al di là delle necessità economiche, questo  campionato rischia di non avere un senso: "Da un punto di vista sportivo c'è stato un lungo stop, è normale che non si possa riprendere con le condizioni fisiche e psicologiche di prima, ma le squadre almeno ripartiranno tutte da zero. Da un punto di vista sociale - conclude Tommasi - un senso lo avrebbe, perchè vorrebbe dire ricominciare a vivere la normalità, anche se con gare a porte chiuse".

					

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