Calcio

Fu Atalanta-Valencia la causa del contagio?

Credits © Getty La sfida di andata degli ottavi di Champions tra Atalanta e Valencia
La sfida di andata degli ottavi di Champions tra Atalanta e Valencia
A Bergamo hanno reagito con distacco alle parole del responsabile del Day Hospital di immuno-infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, Francesco La Foche, sull’ipotesi che Atalanta Valencia del 19 febbraio sia stata una delle cause scatenanti della diffusione del Coronavirus nella bergamasca.

Troppo dolore in queste ore per occuparsi delle ragioni di questa strage. La provincia di Bergamo è infatti quella con record di contagiati e morti e le immagini dei camion dell’esercito che portano via le bare, non più gestibili dai cimiteri locali, è lì a raccontare uno scenario bellico.

Ma veniamo all’intervista realizzata da Giancarlo Dotto all’immunologo e pubblicata sulla prima pagina del Corriere dello sport. Queste le parole di La Foche: “Bergamo è un'anomalia e il quel distretto ci sono stati tanti catalizzatori che hanno fatto esplodere la diffusione, come l'operosità della zona e forse anche la partita Atalanta-Valencia: l'apice dell'entusiasmo per un club che può aver portato a tanti contagi, tante persone vicine ed euforiche che si abbracciano. C'è stata una giustificata enfasi collettiva di una tifoseria appassionata in cui potevano esserci anche asintomatici o febbricitanti. Col senno di poi è stata una follia averla giocata a porte aperte ma c'erano ancora molte cose poco chiare: ora è impensabile farlo, difatti è stato bloccato tutto".

Frasi che fanno il paio con le dichiarazioni ufficiali del Valencia che sostiene che parte dei propri contagiati (il 35% dei tesserati, tutti asintomatici) siano da far risalire proprio alla partita di San Siro del 19 febbraio. In realtà i casi segnalati dalla squadra spagnola datano 15 marzo, ben oltre il periodo di latenza del virus. Il Valencia il 6 marzo ha giocato contro l’Alaves, squadra basca che -notizia di queste ore- ha ben 15 tesserati positivi al test (3 i calciatori). Più probabile quindi che il virus i valenciani lo abbiano contratto a Vitoria (uno dei focolai spagnoli e sembra che il tutto sia partito da un funerale celebrato a fine febbraio: 60 i partecipanti risultati positivi al test).

Per tornare a quella notte di San Siro del 19 febbraio difficile fare una valutazione a così grande distanza di tempo e senza aver fatto test sui 45mila tifosi che festeggiarono la vittoria dei bergamaschi sugli spagnoli.
Personalmente sono stato allo stadio, realizzando per Raisport dirette dall’esterno del Meazza, intervistando tifosi e seguendo la partita dalla tribuna stampa (uno dei giornalisti spagnoli che era al seguito del Valencia fu poi ricoverato per coronavirus). In quei giorni la percezione del pericolo non era quella odierna. Il primo provvedimento sulla quarantena del Ministero della Salute è datata 21 febbraio. Da lì in poi la slavina non si è più fermata. E Bergamo sta tuttora pagando il prezzo più alto d’Italia.

Andrea Riscassi

					

Potrebbero interessarti anche...


					

Altri articoli da Calcio