La vittoria dei Panthers

L'Italian Superbowl di Parma, tra tutto esaurito e punteggi altissimi
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15-07-2011

La vittoria dei Panthers

L'Italian Superbowl di Parma, tra tutto esaurito e punteggi altissimi

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L'Italian Superbowl di sabato 9 tra Panthers Parma e Warriors Bologna, che si è visto per la prima volta su Raisport1 ieri sera alle ore 23.45 e avrà poi repliche di maggior durata (2 ore), non è ancora così lontano da non suscitare brividi in chi l'ha vissuto, e non ci si meravigli di un termine che evoca immagini assai lontane da quelle di quella serata di Parma, con temperature altissime e aria soffocante, quasi cotonata per come ti entrava nei polmoni e te li occludeva. Figuriamoci per chi era in campo, e ha giocato una partita a ritmi alti, con pochi intermezzi di riposo perché all'attacco di una squadra seguiva rapidamente quello dell'altra, e nessuna difesa ha potuto permettersi di recuperare energie in maniera sufficiente. E si sa che sono le difese, obbligate dallo spirito del gioco a reagire anche quando sono aggressive e vogliono ribaltare i temi tattici, quelle che rischiano l'affaticamento maggiore. 76-62 (per i Panthers) è punteggio che non è piaciuto a molti. Anzi, alla maggioranza dei presenti, anche se in pochi lo hanno ammesso apertamente. La reazione più normale, più naturale, più logica è stata "non è football", ma di fatto lo è, perché è punteggio costruito sulle basi del football così come è da sempre, ovvero corse, lanci, blocchi, placcaggi. Pochini questi ultimi, a dire il vero, in relazione al numero di azioni, ed è forse qui che sta il problema, oltre che nella estrema difficoltà che hanno avuto molti defensive back (i giocatori del "reparto arretrato") nel coprire su ricevitori che sono spesso tra gli atleti di maggiore talento in campo. Il dato è micidiale: un totale di 121 azioni offensive, 1080 yards conquistate (9.1 ad azione), 29 drive totali, cioè serie di possessi di palla.

Numeri inusuali, e certamente non da puristi, ma la domanda è: che fare? Che fare se Parma, nello scetticismo generale e non solo esterno, sceglie di non rinnovare il contratto al quarterback americano Joe Craddock, punta su un 20enne italiano, Tommaso Monardi, e scopre che quest'ultimo diventa quasi una macchina, completando 16 passaggi su 22, per 205 yards, 4 touchdown e nessun intercetto, caratteristica quest'ultima particolarmente rara? È "colpa" (?) di qualcuno se così facendo i Panthers rendono disponibili due americani negli altri ruoli di attacco e possono permettersi di consumare meno il terzo Usa, Nate Lyles, al di fuori del suo utilizzo base come safety. Dall'altra parte, però, come biasimare la scelta dei Warriors di ricorrere al quarterback americano, come del resto fanno tutte le altre squadre IFL? Eric Marty, vincitore dello scudetto italiano nel 2009 con i Giants Bolzano e di quello austriaco (campionato di alto livello!) nel 2010 con i Danube Dragons, per tutta la stagione ha retto con brillantezza l'attacco dei bolognesi nel doppio compito di Qb ma anche offensive coordinator, ovvero allenatore del reparto.

Determinato e a volte duro nell'aspetto, per la concentrazione e l'aggressività che pure un quarterback deve avere, Marty in finale ha avuto dati splendidi (29/41, 371 yards, cinque touchdown e zero intercetti) ma alcuni dei suoi lanci incompleti sono stati causati dalla pressione della difesa di Parma. Spettacolari, a parte saltuarie incertezze, i ricevitori italiani, tanti e buoni: Mario Panzani, veteranissimo, ha avuto 10 ricezioni per 145 yards, Mattia Parlangeli 6 per 110, tra cui quella del touchdown con un'esecuzione tecnicamente perfetta, ma al conteggio manca quasi del tutto Walter Peoples Jr, il ricevitore-ritornatore-defensive back dalle doti spettacolari e dal carattere frizzante che si è infortunato all'inizio del secondo quarto storcendosi una caviglia. E allora nemmeno le imprese di Jordan Scott, il running back che ha corso 20 volte per 206 yards, sono state sufficienti per i Warriors, che hanno conquistato più yards (621 contro 459) e tenuto palla più a lungo (28'06" contro 19'37") ma hanno, semplicemente, sfruttato con meno efficacia il tempo di possesso. Parma però è sempre stata in vantaggio, anche di 22 punti sul 62-40, e tutto il resto conta poco, comprese le recriminazioni, il caldo, le lacrime, la spossatezza, le feste e quel bellissimo spirito di gruppo che domenica mattina, sbolliti gli sfottò e le piccolezze campanilistiche, rimetteva assieme vinti e sconfitti per il raduno della Nazionale, a pochi metri di distanza dallo stadio dove Panthers e Warriors si erano date battaglia fino a poche ore prima.

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