A proposito di Stoner

La Camera oscura | di Massimo Angeletti
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19-05-2012

Motori

A proposito di Stoner

La Camera oscura | di Massimo Angeletti

Dopo la notizia del ritiro di Stoner la retorica dell’uomo che sceglie la famiglia è diventata il pane quotidiano dell’informazione.


Ed in parte credo che sia vero che abbia voglia di passare più tempo con la moglie e la figlia. Ma credo che le vere motivazioni siano anche altre. Casey è un ragazzo che ha cominciato ad andare in moto prestissimo, come quasi tutti i campioni. Nel suo caso ha lasciato la sua terra, l’Australia, per gareggiare in Inghilterra, presto molto presto. Tutta la famiglia Stoner, padre madre e il piccolo Casey ha affrontato sacrifici enormi. Questo figliolo doveva diventare un campione, almeno così volevano i suoi genitori. Un investimento fatto di sacrifici e conflitti.


Quando è arrivato nel motomondiale, portato da Lucio Cecchinello e aiutato nel cammino da Alberto Puig, era un ragazzino che andava molto forte e cadeva tanto
. Tanto da non vincere mai nulla, se non qualche gara; non aveva tanti amici. Questo a mio avviso è un punto centrale. Non ha avuto una adolescenza. Il giovane Stoner non ha avuto quel periodo della vita dove si stringono le amicizie che resteranno per sempre, non ha avuto modo di conoscere il mondo attorno se non attraverso le moto, attraverso il filtro delle gare e e del mondo che vi ruota attorno. Una esperienza necessaria nella maturazione di un uomo il team è diventato la famiglia. Racconta qualcuno degli uomini che gli è stato più vicino che con il team è una persona gioviale, aperta generosa disponibile. Fuori dal team, nel paddock non ha praticamente relazioni. La sua vita si svolge tra il box ed il motorhome.


Raccontano altre persone che la sua idiosincrasia per l’ambiente è aumentata da quando nel 2007 divenne campione del mondo con la Ducati.
Ha iniziato a pretendere un riconoscimento. Ha sviluppato da allora anche la sindrome del maltrattato, in un ambiente chiaramente filo Valentino, sino a somatizzarne le tensioni, facendole diventare motivo di ulteriore isolamento. E non è tanto l’annuncio del ritiro a fine stagione che mi ha colpito quanto il modo come esso è avvenuto, senza un grazie per tutti coloro che lo hanno aiutato in questi anni, Dorna compresa che lo ha sostenuto nell’esordio in MotoGp e nel suo periodo di vita a Barcellona.


Oltre le ragioni familiari, che si possono comprendere e condividere, tutta la sua rabbia mi pare ingiustificata
, visto che in questo mondo ha conquistato due mondiali e si è arricchito. Si è campioni anche nei comportamenti non solo sopra una moto.

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