Poco prima della gara, come sempre sono passato nel box del team Gresini per stringere la mano a Marco e propinargli il classico “in bocca al lupo”. Non l’ho trovato, perché era forse troppo presto e avendo da fare mi sono limitato a salutare Aligi Deganello, il suo capotecnico, compagno con Marco di memorabili sfide a tresette e scopone. Gli ho detto che oggi Marco avrebbe vinto, che sarebbe stata la giornata buona. Ho atteso qualche attimo nella speranza che Marco entrasse nel box, ma poi son dovuto correre via per terminare le interviste della Moto 2 e non ho avuto modo di salutare il pilota. Il mondo è precipitato al secondo giro del gran premio, curva 11.
Mentre insieme ad altri attendevo fuori dal centro medico un responso che appariva drammaticamente scontato, ho ripensato a quel momento e mi sono maledetto per non aver atteso abbastanza da vedere in faccia, con quel suo bel sorriso, Marco Sic Simoncelli.
Ed è proprio questo sorriso che voglio ricordare adesso che il nostro amico ci ha lasciato. Quel sorriso e quelle battute pungenti che ci scambiavamo ogni volta che si giocava a carte.
Lui portava con sé, ovunque un mazzo di carte, perché il tresette e lo scopone erano la sua passione, in qualunque parte del mondo, anche a casa sua, se volevi farlo felice si doveva giocare a carte. Una sfida continua con il gioco che lui si portava anche in pista, che metteva nella sua carica agonistica. Era l’unico a tentare sorpassi a volte impossibili, acrobazie e numeri che spesso finivano sull’erba, ma che se riuscivano, e spesso riuscivano, ci regalavano emozioni motociclistiche di altri tempi, che questo motociclismo di oggi, pieno di elettronica e computer sta quasi eliminando dalle piste.
Marco e la sua famiglia, Paolo il padre, Rossella, la madre, Martina la sorella, una famiglia umile e unita come ce ne sono poche. Se penso ai sacrifici che hanno fatto per arrivare a questo punto, quando cominciavano a godere di qualche piccolo beneficio e la malasorte ha rotto tutto, sto ancor più male.
Maledetta domenica potevi non esistere, potevi concedere a questo ragazzo qualche chances in più, qualche partita a scopone o a tresette. Questo suo sorriso che Mirco Lazzari ha fissato un pomeriggio dopo il pranzo a Phillip Island, è nel mio cuore: Marco ha tirato fuori il suo mazzo consunto di carte ci ha guardato in faccia e mi ha detto: ”Dai sfidiamo questi due sfigati a scopone!”.
Massimo Angeletti
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