Ducati, sorriso... amaro
La Camera oscura di Massimo Angeletti
Ci ha fatto molto piacere rivedere la Ducati e Andrea Dovizioso sul podio, così come è stata una bella prova quella di Andrea Iannone, non solo per il piazzamento nei primi dieci, quanto per la battaglia con Rossi dove ha mostrato carattere e sagacia. Ma le posizioni al traguardo non illudano i tifosi (credo che a Borgo Panigale sappiano valutare bene i dati a loro disposizione).
Il distacco da Marquez stavolta era di 20 secondi, ovvero un passo indietro rispetto alla gara del Qatar, dove i secondi di ritardo erano stati 12, ma senza podio. Pur con la soddisfazione del terzo posto in realtà in termini di prestazione assoluta è stato un piccolo passo indietro, che si colloca in via intermedia tra i risultati dello scorso anno e quelli della prima gara di stagione. Detto ciò speriamo che l’entusiasmo e le capacità tecniche possano portare ad ulteriori miglioramenti.
Ci ha stupito molto Lorenzo, in genere freddo e cinico, che aveva fatto delle partenze e dei primi giri il suo punto di forza, e invece nel primo giro (in Qatar) e alla partenza (in Texas) ha combinato un guaio. Segno di una condizione interiore non proprio tranquilla. Marquez e la Honda turbano i sonni di molti con il loro strapotere. Lo sa bene Pedrosa condannato al triste ruolo di secondo in un team ufficiale composto da due piloti. Prima Stoner e adesso il Cannibale sono li a rompere le uova nel paniere.
Valentino Rossi stavolta non può essere valutato, se non nei primi giri dove stava operando una delle sue rimonte anche se le Honda erano lontane, impossibili da raggiungere. Vedremo cosa saranno in grado di combinare i centauri sul nuovo tracciato argentino di Rio Hondo, una pista difficile soprattutto per la sabbia che la sporca.
Salutiamo con affetto il ritorno ad una bella gara e al podio per Romano Fenati, speriamo che non sia un lampo nella notte ma che possa essere l’alba di un nuovo giorno. Vedremo! Purtroppo la morte del pilota amatoriale Cassani ha intristito il week end: da una parte la solita retorica nauseabonda che rinasce ad ogni incidente in moto, dall’altra il dolore per una vita spezzata, ma questo fa parte della nostra vita, del gioco della vita. Un piccolo segno di sensibilità e di vicinanza, magari con qualche comunicato ufficiale, con un minuto di silenzio, poteva esser dato sia nella SBK che nel motomondiale, e purtroppo, il segno, è mancato.
martedì, 15 aprile 2014, ore 15.38