La passerella di Basso

Conquista la maglia rosa nel catino dell'Arena di Verona. Nibali consolida la terza posizione in classifica
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Giro d'Italia
30-05-2010

La passerella di Basso

Conquista la maglia rosa nel catino dell'Arena di Verona. Nibali consolida la terza posizione in classifica

Il cronometro si ferma a 20’19” e Larsson della Saxo Bank mette il sigillo alla 21 esima tappa, la crono finale di Verona. Secondo è Pinotti che per una curva presa male perde due secondi il primato. Nibali la spunta su Scarponi con Basso che si incolla la maglia rosa sulla pelle. La festa è per lui. L’Arena lo abbraccia con affetto e calore.

Un podio che parla la lingua della Liquigas che ha indovinato strategie trovando una squadra il forma perfetta, una macchina da guerra che ha dettato legge.

Un giro che rimarrà negli annali del ciclismo, una di quelle cose da incorniciare tra i milioni di immagini, traguardi, podi, scatti, volate, fughe che anno dopo anno costituiscono la memoria collettiva non solo di questo sport ma anche del nostro Paese.

L’unicità di questa edizione è il continuo cambiar di scena ad ogni passaggio di tappa. Sotto la pioggia, nel freddo, nella nebbia. Un giro unico e pulito, tenuto sotto controllo da serrati controlli antidoping rendendo questo spettacolo un’opera scritta solo sul copione che la strada dettava e non suggerito da oscuri alchimisti.

Ed è per questo motivo che i volti pieni di creta di Montalcino, maschere della tragedia sofoclea, descrivevano una fatica vera come le bocche aperte sulla spianata del Kronplatz a 2230 senza ossigeno ed energie.

E’ anche per questo motivo che i podi variavano, che a l’Aquila un ‘bidone’ tirato per caso è stato con forza pura e trasparente ribaltato sul Mortirolo dall’unica grande squadra che ha dominato la corsa rosa: la Liquigas.

Mentre sui giornali si provava a scompaginare il banco proponendo il dualismo tra Basso e Nibali, la cronaca ha consegnato il testa a testa tra Evans e Basso vinta dal corridore varesino grazie anche all’handicap dell’australiano che girava a tutta senza squadra.

E’ stato anche il giro dove i grandi nomi non sono stati invitati o hanno dato forfait, un giro che ha parlato straniero non foss’altro per l’ingente presenza di tanti carneadi esteri che sono venuti a conquistare un pezzo di storia in terra d’Italia.

Partita da Amsterdam, giunta sui lembi bassi al confine con il Belgio, scesa fino a Bitonto e aggrovigliatosi tra le vette trentine, friulane e lombarde la 93 esima edizione consegna la coppa a elica a Ivan Basso che dopo quattro anni ritorna a far parlare di se solo nei taccuini delle cronache sportive.

Acqua, tanta acqua, in alcuni tratti i corridori si sono tuffati in pozzanghere profonde, un’altra difficoltà non prevista ma che ha restituito spettacolo e suspence in tappe veramente proibitive.
I temi di bilancio e di dibattito sono molti, tanti. Uno su tutti le domande, espresse anche sotto forma di sondaggi, sul futuro del nostro ciclismo. Alla fine della festa abbiamo scoperto che i giovani ci sono e si fanno sentire.

Uno su tutti Nibali che dalle granite di Messina si è trovato ad arrampicarsi sullo Zoncolan e sul Mortirolo e a planare sulla discesa successiva, ma c’è anche Agnoli sempre puntuale nell’accompagnare il capitano, Scarponi ottimo nelle scalate, Pinotti a sorpresa uomo di classifica e autore di una bellissima crono, Pozzato…

Un giro che sembrava appannato dalle vittorie straniere con gli italiani che stavano a guardare infiammatosi nella tappa del cuore a l’Aquila dove tutti sono rimasti a bocca aperta nel leggere i tempi di classifica a fine gara.

Insomma miscelando gli ingredienti non poteva uscire torta migliore. La ciliegina sulla torta la sfida finale sul filo di un secondo tra Scarponi e Nibali per il terzo posto sul podio finale. Al siciliano la ‘medaglia di bronzo’ che ha il peso e il colore dell’oro per quello che ha fatto vedere.

di Pietro Plastina
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