Ci restituisce un campione, Marco Simoncelli, massacrato da una guerra psicologica ordita da altri piloti che rischiava di pagare un prezzo troppo alto e che continuava ad inanellare errore su errore: finalmente ha trovato il primo podio e può mettersi alle spalle un periodo orribile. Quante volte nella sua testa avrà rivisitato l’incidente con Pedrosa, o la sua scivolata a Jerez e quella di Silverstone, tutte gare che potevano significare podio e invece sono state un disastro.
Quante volte avrà pensato all’entrata troppo avventata di Assen, tanto più che in quella scivolata ha coinvolto Lorenzo, animatore di tutta la fronda contro di lui. O l’ultima cazzata di Laguna Seca.
Quando è riuscito a raggiungere il traguardo, soprattutto in queste ultime gare, ha guidato come un ragioniere, troppo condizionato dai conti, dalla necessità di non sbagliare. E si sa che quando un pilota non guida come sa, come il suo talento vuole, non fa risultati.
Abbiamo ritrovato anche Andrea Iannone: una vittoria nella seconda gara poi scomparso chissà dove e riaffiorato alla grande con la vittorie di Brno.Qui il mistero si fa più fitto, anzi si fa inspiegabile, perché non ci sono state pressioni da parte di nessuno, nessuna guerra. Se c’è una spiegazione va ricercata nel box, dove i rapporti del team si aprono senza veli e le tensioni, chiusa la porta, non sono più mascherate. Qualcosa probabilmente lì si era rotto: nervosismi e confusione l’hanno fatta da padrone. La pausa estiva e la vittoria nella Repubblica Ceca hanno forse fatto ritrovare il giusto ritmo tra team e pilota.
Due talenti Simoncelli e Iannone restituiti alla luce, che ci fanno guardare con più ottimismo al futuro del motociclismo.
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