La camera oscura

Gp di Gran Bretagna | Il commento di Massimo Angeletti
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Motori
12-06-2011

La camera oscura

Gp di Gran Bretagna | Il commento di Massimo Angeletti

Sembra un coleottero, un animale preistorico, un coleottero carenato. Invece è un commissario di pista che terminata la gara di Silverstone imita una motocicletta, indossandone la parte anteriore della carena.

 

La carena è quella di Lorenzo, raccolta in pista, dopo la caduta che costa allo spagnolo uno zero sul tabellino di marcia, la perdita del primato nella classifica generale a favore di Stoner, signore incontrastato di questa parte di stagione e forse del mondiale. La superiorità della Honda è netta e se non fosse caduto Simoncelli avrebbe fatto l’ein plein sul piovoso circuito inglese.

 

A Silverstone è avvenuto il passaggio di consegne tra lo spagnolo e l’australiano: Lorenzo non cadeva da 25 gare, credo che sia un record anche questo, a testimonianza della sua grande regolarità. La superiorità della Honda rispetto alla Yamaha (per non parlare di Ducati e Suzuki) ha costretto il perfezionista iberico a spingersi oltre il limite qui dove lo scorso anno aveva dominato.

 

Ed è questo il dato che Lorenzo con la sua sagacia tattica era riuscito a mascherare sino ad oggi. Pur con una sola vittoria ma continui piazzamenti, pur in presenza di tre vittorie (prima di Silverstone) di Stoner, Lorenzo era riuscito a mantenere la leadership, compiendo un vero miracolo. A Silverstone la magia è finita. Lorenzo torna sulla terra ed ora dovrà affrontare una realtà più dura di quella di cui si è lamentato sino ad oggi.

 

In tanti hanno sostenuto che lo sviluppo che elaborava Valentino Rossi con il suo team nella casa del Diapason serviva anche a Lorenzo e che lo spagnolo non ha il dono del collaudo e della sperimentazione. Un gran talento alla guida, che riesce a produrre il meglio di sé in gara, supplendo a volte alle carenze tecnologiche della sua M1, ma che non sa sviluppare una moto. Non è detto che non si possa imparare, ma come spesso capita nelle specializzazioni estreme è un dono naturale che difficilmente si acquisisce. Si può affinare se lo si ha. Punto.

 

Invece in molti altri sostengono che Rossi pur essendo un grande collaudatore (oltre che un grande pilota) ora nulla può contro l’ingegneria che sottintende alla Desmo11. A nulla sono serviti i mille tentativi del “dottore” di trovare un feeling con la Rossa: Lei è così e basta. Prendere o lasciare. Qualcuno penserà che Stoner con questa moto ci ha vinto un mondiale e molte gare: la sensibilità di un pilota si deve incastrare con le caratteristiche di una moto e anche Rossi oggi in un qualche modo deve abdicare alla mostruosità (come quella del coleottero carena/commissario) di un matrimonio che non trova la fertilità, che a volte sembra poter migliorare, che fa un passo avanti e due indietro.

 

Il minuto e passa rimediato in Inghilterra traccia questo diagramma. Chissà se vedremo un commissario di pista indossare la carena con il numero 46?!

 

massimo angeletti - foto di mirco lazzari

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