Hanno giocato al gatto col topo per una quarantina di minuti. Hanno collaudato pali e traverse dello stadio di Agadir. Poi, quelli del Bayern si sono ricordati di essere arrivati in Marocco con un obiettivo: vincere il mondiale per club. Detto fatto: prima Ribery, con un sinistro fulminante, poi Mandzukic, con un colpo di testa quasi rasoterra. E lì Marcello Lippi ha capito che il sogno stava svanendo. Il Guanghzhou può puntare al massimo al terzo posto. E in apertura di ripresa, anche il 3-0, firmato Goetze. Semifinale archiviata per gli uomini di Guardiola.
23 vittorie, tre pareggi, due sconfitte. Sono i numeri del Bayern in questa prima metà di stagione. Che poi sono grosso modo quelli del Barcellona (20 successi, quattro pareggi e due battute d’arresto). Per restare alla Spagna, ha fatto ancora meglio l’Atletico madrid, con una sola sconfitta. Due, invece, quelle del Real Madrid: entrambe in campionato: ed ecco perché Ancelotti nella Liga si trova ad inseguire Atletico e Barca.
Numeri che fra le altre cose dicono che la forbice fra l’elite d’Europa e tutte le altre si sta allargando. In Inghilterra non ci sono macchine perfette (l’Arsenal capolista ha già perso sei volte). Meglio, in Francia, Paris S.Germain e Monaco (due sconfitte) ma il campionato offre meno concorrenza. E Ranieri non fa le coppe. Rimane l’Italia: i numeri della serie A promuovono la Juventus. Ma è solo una faccia della medaglia. Quell’unica vittoria in sei partite di champions sa tanto di bocciatura. Non di una squadra, di un intero movimento.