Figc contraria alla "libertà di insulto"
Abete risponde così alle richieste di modifica della norma antirazzismo
Se quella sul cambiamento della norma antirazzismo che ha portato alla chiusura di curve e distinti dello stadio Olimpico, in occasione delle partite della Roma, e' "una battaglia per la liberta' di insulto, ovviamente la federazione non puo' essere favorevole".
Lo ha detto il presidente della Figc, Giancarlo Abete, a margine dell'arrivo della Coppa del Mondo in Campidoglio. "Il cuore del problema - secondo Abete - sono i comportamenti da tollerare oppure no all'interno di uno stadio: se passasse una dimensione in cui questa realta' venisse depotenziata in termini sanzionatori, assisteremmo tutte le domeniche in tutti gli stadi a una liberta' di insulto generalizzata".
Di eventuali cambiamenti della norma, quindi, "non ne so niente, anche come vicepresidente della Uefa", ha assicurato il presidente Figc, precisando: "So invece che c'e' una norma a livello europeo che mira a contrastare ogni forma di razzismo".
Del resto "e' una norma che e' stata varata e approvata all'unanimita' dalla giunta del Coni, e poi rivisitata il 16 ottobre", ha ricordato. Semmai va riflettuto sul fatto che "gli effetti di questa norma non sembrano essere trasversali al calcio italiano, tanto e' vero che in serie B non c'e' stata alcuna situazione sanzionata e in Lega Pro mi sembra che solo una squadra sia stata effettivamente sanzionata con la chiusura di un settore: deve far riflettere che avvenga solo tra le grandi tifoserie e dovrebbe esserci piu' attenzione alla qualita' dei comportamenti che non alla tecnicalita' delle norme".
Quanto al fatto che siano molti i tifosi a pagare per le colpe di pochi, secondo Abete "si fa confusione tra responsabilita' penale e un principio cardine del sistema sportivo, ovvero quello della responasabilita' oggettiva: nel momento in cui vengono individuati i colpevoli e sanzionati, non vengono meno il danno per la societa' e la sua responsabilita'".
mercoledì, 19 febbraio 2014, ore 13.41