Il caso era fin qui rimasto un segreto ben custodito nelle stanze dell'Uefa, che ha ritenuto credibile la giustificazione fornita dal medico sociale della squadra iberica. Un semplice errore materiale, questa la versione difensiva. A causa di una banale svista, agli uffici dell'antidoping era stato segnalato un farmaco diverso da quello effettivamente somministrato, il Desametasone. Quest'ultimo infatti puo' essere usato dagli atleti, in caso di documentate necessita' terapeutiche, a patto di comunicarlo alla viglia della partita. Nelle carte consegnate prima della finale di Champions compariva invece il nome di un altro farmaco, il Celestone Chronodose, simile al Desametasone. L'Uefa ha preso atto delle spiegazioni del medico, che si e' assunto tutta la responsabilita' dell'errore, e ha chiuso il caso. Lo stesso trattamento era stato riservato al Real Madrid anche pochi mesi prima. Come scrive L'Espresso sula base dei documenti di Football Leaks, a febbraio del 2017 un controllo antidoping senza preavviso, si era concluso tra grandi tensioni e proteste dei calciatori, tra cui Ronaldo.
Alla fine, per completare i test, e' intervenuto lo staff medico del Real. Una procedura irregolare, vietata dai regolamenti. I controlli, infatti, non possono certo essere svolti dai controllati. E ai calciatori, come ovvio, non e' consentito scegliersi il personale medico a cui affidare gli esami clinici. Il Real si e' difeso accusando il team dell'antidoping di scarsa professionalita'. Tanto e' bastato all'Uefa per chiudere l'indagine senza conseguenze per la squadra spagnola.