La Williams ha raccontato che la gravidanza era andata come da copione. Fino al parto quando il battito cardiaco della futura mamma si è abbassato sotto il livello di guardia richiedendo il ricorso al bisturi. Poi sono subentrate complicazioni. Serena ha una storia clinica di trombi e in vista della nascita della bimba aveva smesso gli anticoagulanti. "Dopo il cesareo, il taglio si è aperto per via della tosse insistente provocata da un embolo", ha scritto in un articolo per la Cnn: "Così sono tornata sotto ferri e i medici hanno trovato un grande ematoma, un blocco di sangue coagulato, nel mio addome. Poi sono dovuta tornare di nuovo sotto i ferri per una procedura che avrebbe impedito ai trombi di andare ai polmoni.Sono quasi morta dando la vita a Olympia".
A lei però è andata bene. La super tennista ha puntato i riflettori su un fenomeno: "Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, le donne nere negli Stati Uniti rischiano di morire di parto tre volte di più delle bianche. Ma non è solo un problema degli Stati Uniti. Nel mondo migliaia di donne rischiano la vita per far nascere un bambino nei paesi più poveri. Quando hanno complicazioni come le mie, non ci sono farmaci o strutture sanitarie che le possono salvare".
La Williams ha quindi invitato a donare a organizzazioni come l'Unicef che si impegnano a salvare le vite di mamme e bambini in tutto il mondo. "L'Unicef dice che l'80 per cento dei 2,6 milioni di bambini morti alla nascita muoiono per cause prevenibili. Ma c'è una soluzione. Potete chiedere ai governi e al mondo del business di far di più per salvare queste vite preziose. Potete donare all'Unicef e ad altre organizzazioni nel mondo che lavorano per fare una differenza".