Rossi ha tagliato il traguardo in impennata, davanti ai suoi meccanici e al pubblico letteralmente impazzito, una incredibile e rumrosa marea gialla, in considerazione del fatto che si correva nella terra del nemico, anzi dei nemici. In fondo, Rossi è Rossi, un campione trasversale. Il resto del giro d'onore il fenomeno di Tavullia lo ha compiuto seduto sul serbatoio, con una gamba accavallata, in totale relax agonistico. La 113esima vittoria in carriera, del resto, va considerata anche alla luce di cosa è accaduto in settimana con l'annuncio del passaggio in Ducati di Lorenzo: è come se la Yamaha avesse scelto Vale per dare l'assalto al titolo, unico antagonista di Marquez, oggi un po' in ombra ma sempre pericolosissimo, tornato ai box in motorino dopo aver finito la benzina.
Ora sono 24 i punti di distacco proprio da Marquez, un riavvicinamento significativo, in attesa del prossimo Gp a Le Mans, una pista indigesta per Valentino. La caccia al Mondiale è appena cominciata, malgrado i tre moschettieri della Moto Gp abbiano le idee chiare e una idiosincrasia congenita uno per l'altro. Dubitiamo però che qualcuno possa approfittare di una situazione sempre tesa (bastava guardare le facce al momento della premiazione: ignorarsi la regola unica e inderogabile). Le ambizioni della Ducati sono evaporate con il problema tecnico di Dovizio - costretto al ritiro - con Iannone incapace di buttare le ruote ai piani alti della corsa.
La sensazione? Che conviene attrezzarsi a vederne delle belle, là dove Valentino sarà protagonista a prescindere, lui in mezzo ai soliti due spagnoli. Con un'idea: che la Yahama, forse, da qualche giorno abbia un cuore più italiano...