Rivoluzione O'Shea

“Farò l’Italia più forte di sempre"

1464110520768_531272980.jpgMILANO, 24 MAG - "Farò l'Italia più forte di sempre". Lo spot con cui Conor O'Shea, in un italiano sorprendente, si presenta come ct della Nazionale di rugby ha i contorni di una missione impossibile. Impossibile come vincere il campionato inglese con gli Harlequins, impresa compiuta dal 45enne irlandese nel 2012, primo e unico a riuscirci.
 
Il punto di partenza per questa sua nuova avventura, dopo 6 anni da allenatore dei londinesi, è infimo: il cucchiaio di legno mestamente conquistato in una campagna di primavera disastrosa, con l'Italia umiliata da Irlanda e Galles. Il punto di arrivo del quadriennio invece è altamente ambizioso: "Penso sia possibile arrivare a vincere il Sei Nazioni, altrimenti non sarei qui. Spero di fare la differenza per tutto il movimento italiano". O'Shea in patria è considerato un mago, un visionario e ha avuto carta bianca dal presidente federale Alfredo Gavazzi che lo ha accolto con entusiasmo ma senza volerlo ricoprire di pressione: "So che nessuno può fare miracoli ma possiamo crescere con il lavoro quotidiano. Speriamo che la creatività tipica dell'Italia unito al rigore e al metodo anglosassone possa dare i migliori risultati". Un esperimento che segue due tecnici neozelandesi (Johnstone e Kirwan) e due francesi (Berbizier e Brunel), divisi dall'interregno del sudafricano Mallet.    
 
Una rivoluzione onnicomprensiva quella che vuole portare O'Shea, primo irlandese di sempre a guidare gli azzurri: a partire dalla collaborazione con le due franchigie, Zebre e Benetton, fino a radicalizzare una mentalità vincente ("se andiamo sotto dobbiamo essere bravi a reagire e non mollare") e migliorare la condizione atletica ("alcuni giocatori non mostrano una buona forma, a mezzora dalla fine crollano"). Troppo spesso infatti l'Italia inizia forte prima di essere spazzata via dal campo alle prime avversità. Per questo Sergio Parisse, assente nel prossimo tour, resterà un punto fermo della squadra: "È un giocatore speciale, il nostro leader. Non accetta mai la sconfitta".
 
Tutti possono e devono contribuire alla causa: così le porte dell'azzurro non si chiudono definitivamente nemmeno a Castrogiovanni, finito nell'occhio del ciclone (e fuori rosa al Racing) per aver partecipato a Las Vegas alla festa per la vittoria dello scudetto del Paris Saint Germain. "Gli ho parlato tre mesi fa, prima delle foto - rivela il ct -. Discuterò ancora con lui per il futuro: è uno dei giocatori più importanti della storia della Nazionale e se lo vorrà potremo lavorare insieme".    Domenica il raduno con una squadra giovane, a giugno i primi tre esami con Argentina, Stati Uniti e Canada nella tournée americana: "Vorrei una squadra che gioca duro, che gioca da squadra e che si diverte. E poi vorrei vincere. Brunel mi ha lasciato un buon gruppo, ricco di giovani di qualità: tocca a me migliorarlo. Abbiamo potenziale, ora diamo un'identità". 
 

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  • pubblicato24.05.2016
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