Raiola: 'Al Milan ambiente ostile'

L'agente di Donnarumma: 'Clima velenoso, i soldi non c'entrano'

1497858814402_GettyImages-649662488.jpgNon una questione di soldi ma colpa di un ambiente "ostile" creato dal Milan.

I rossoneri incassano e rilanciano: se Gigio cambia idea, possiamo riparlarne. Nuovo capitolo della telenovela Donnarumma, dopo la decisione del 18enne portiere di non rinnovare il contratto in scadenza fra un anno.

Mino Raiola, agente del giocatore, rompe il silenzio e a tv e giornali racconta la sua versione. Dietro il mancato prolungamento c'e' "una situazione troppo ostile e violenta che si era creata e da cui non si poteva piu' uscire. Lui e' stato minacciato, la famiglia e' stata minacciata: minacce di non giocare, di morte, striscioni mai tolti dalla societa' e un atteggiamento passivo nei suoi confronti. Non e' mai stata una questione economica".

Raiola accusa il Milan di aver gestito male la situazione, "i toni sono stati sbagliati e i rapporti non sono stati giusti. Non potevamo piu' accettare certe minacce, certe tensioni, lo stress psicologico, la passivita' della societa' nei confronti di Gigio. Due cose avevo chiesto a Fassone, col quale ho un rapporto ottimo: tempo e serenita'. Una vera trattativa non c'e' mai stata". 

L'agente italo-olandese punta il dito soprattutto contro Mirabelli che "ha creato subito ostilita', con lui c'e' stato uno scontro forte, una guerra. Ci ha minacciati, con un aut aut inaccettabile. Ma io in 25 anni di mestiere non mi sono mai inginocchiato. Io se muoio, muoio in piedi".

La rottura definitiva e' avvenuta dopo l'incontro di Montecarlo. "Gigio al Milan ci voleva restare davvero, ma poi mi ha detto: Mino, sinceramente adesso non so se me la sento piu'. Lo ha colpito quella frase di Mirabelli: se non firmi vai in tribuna. Vediamo che succede ora, ma qui c'e' puzza di mobbing. Per me e' mobbing se minacci un giocatore di stare un anno in tribuna".

Secondo Raiola, Donnarumma e' stato trattato "come un asset non come una bandiera. Per lusingarlo sono arrivati a dirgli: firma, poi se vuoi andare via...".

E sul sospetto che dietro questa situazione ci siano offerte piu' importanti chiarisce: "Non abbiamo nessun accordo con nessuna societa', nessuna societa' ci spinge a fare certe cose. La Juve? Marotta ha il dovere per i suoi azionisti di cercare il meglio, ma credo che Gigio, per rispetto del suo Milan, non abbia in testa i bianconeri".

Eppure, sulla vicenda, potrebbe non essere stata detta l'ultima parola. Perche' Marco Fassone, ad dei rossoneri lascia uno spiraglio aperto: "Donnarumma ci diceva di volere il Milan. E ce lo diceva guardandoci fissi negli occhi. Era assolutamente sincero - sostiene Fassone - Alla fine ha prevalso la linea dell'agente e io sono convinto che in cuor suo Gigio non sia convinto della decisione presa".

Per il dirigente milanista "nessuno ha mai messo in dubbio la legittimita' della scelta. Ma una cosa e' la legittimita', un'altra l'etica degli affari. Se Donnarumma vale cosi' tanto a 18 anni lo deve anche a questa societa'. Bastava che ci dicesse che non voleva restare, avremmo rinnovato con una clausola rescissoria ragionevole".

Fassone respinge le accuse di mobbing ("Mino usa argomentazioni pretestuose. Minacce di non farlo giocare? Non mi risultano") e tiene la porta aperta: "Se ricevessimo una telefonata in cui ci viene prospettata l'ipotesi di sedersi di nuovo per riparlarne, lo faremmo senza problemi. Se per caso ci ripensasse, non solo sarebbe accolto a braccia aperte dal Milan societa', ma alla fine credo anche dai tifosi del Milan. Gli umori cambiano velocemente".

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  • pubblicato19.06.2017
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