Prandelli: 'La Nazionale è una missione'

L'ex ct azzurro: "Ma io sono stato massacrato dopo i Mondiali"

1479371232110_Getty-600034330.jpg"La Nazionale e' una missione. E non puoi dirle no anche se non e' al centro dei progetti perche' c'e' una Lega forte che vuole tutelare i propri interessi. Basterebbe che i presidenti pensassero alla Nazionale dieci secondi al mese, invece...".

Cesare Prandelli, ex ct azzurro, comprende bene le difficolta' di Gian Piero Ventura. "Merita il posto. E, come Conte prima, anche lui ha colto la diversita' tra club e Nazionale", dice il tecnico bresciano, che ha chiuso la sua avventura in azzurro dimettendosi dopo il flop al Mondiale brasiliano.

"Era giusto farlo, anche se altri ct non l'hanno mai fatto. A me pero' hanno detto che sono scappato. Ma scappato da cosa? Non c'era piu' la presidenza federale, partiva un nuovo ciclo, avevamo fallito, che cosa dovevo fare? Ho lasciato sul tavolo due anni di contratto e quattro milioni".

Prandelli parla ancora oggi di critiche  vergognose. "Criticare e' giusto, massacrare no. Ma e' tipico italiano: ti portano su per buttarti giu'. Collaboravo con varie associazioni benefiche: dopo il Mondiale mi hanno gettato via, tradito. Umanamente lo trovo sconvolgente". La ferita e' ancora aperta e "mi fara' sempre male. Mi chiedo ancora perche'. A volte l'essere umano e' folle".

Protagonista in negativo del Mondiale brasiliano fu Balotelli. "Il nostro rapporto e' stato molto forte. Ora lui e' ancora arrabbiato con me e lo capisco. Ma il tecnico deve dire dei no per far maturare un giocatore. Mario deve capire che cosa vuole fare: se la sua priorita' e' il calcio puo' diventare ancora uno dei primi cinque al mondo".

Dopo due anni fuori dal giro, l'ex ct azzurro e' ripartito da Valencia ("A Firenze stavo benissimo, mi divertivo col trattore in campagna e studiavo calcio due-tre ore al giorno ma quando sono tornato in campo mi e' parso di non avere mai smesso") e durante l'attesa ha anche pensato alla possibilita' di diventare "responsabile di un progetto tecnico" per "seminare con forza nei settori giovanili: obbligherei a investire, far giocare i nostri ragazzi, valorizzare il patrimonio. Quando ero io ct gli italiani in serie A erano appena il 38%...".

Niente politica all'orizzonte  ("mi hanno chiesto spesso di entrarci ma meglio di no"),Prandelli, prima di Valencia, era stato accostato all'Inter: "c'erano delle voci, diciamo solo cosi'... Suning mi aveva contatto ma solo per la sua squadra cinese. Incontro interessante, con ottime persone. Pero' decidere di trasferirsi in Cina e' complicato".

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  • pubblicato17.11.2016
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