La crisi dell'Inter

di Stefano Bizzotto

calcio

A Udine e’ soprannominato il mago, ma per buttare fuori l’Inter dalla coppa Italia non è dovuto ricorrere ad una magia. Reginaldo Maicosuel ha semplicemente spinto in rete il pallone servitogli da Nico Lopez. In ritardo Samuel sull’uruguaiano, in ritardo Zanetti nel chiudere sul brasiliano. Due pezzi (e che pezzi) dell’Inter del triplete.

 

Svanisce così uno dei (pochi) obiettivi della prima stagione in nerazzurro di Walter Mazzarri. Senza coppe europee, all’Inter resta il campionato. Gli otto punti di ritardo dalla zona champions, però, pesano come un macigno.

 

Anche a Udine, l’Inter ha ribadito i limiti evidenziati nell’ultimo scorcio di stagione. Limiti offensivi, soprattutto. Mazzarri è partito con Milito punta centrale supportato da Kovacic. Il Principe, di nuovo titolare dopo 330 giorni, il suo l’ha fatto. Ci sarebbe stato anche un rigore su di lui (e la cosa ha fatto andare su tutte le furie l’allenatore di San Vincenzo), ma errori arbitrali a parte ha colpito la solitudine del centravanti. Poco assistito non solo dal talentino croato, ma anche da un centrocampo troppo poco propositivo. Ad aggravare il quadro ci si è messo (almeno fino al gol,di Maicosuel) il pressing assatanato dell’Udinese.

 

Nella ripresa Mazzarri ha proceduto all’inevitabile trasfusione di attaccanti e mezze punte, con tanto di esordio – nei minuti finali – dell’argentino Botta. E’ servito a poco, però. All’Inter di Udine è mancata la qualità da cui potesse scaturire il guizzo decisivo. Il futuro immediato non può prescindere dalla presenza in campo di Milito e Palacio dal primo minuto. Che possa bastare a raddrizzare la stagione, è altro discorso.

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