E poi c'è Senna

A Montecarlo vive ancora la favola di Ayrton Senna

1432467817030_1.jpgNessuno a Montecarlo ha mai vinto di più. 6 volte in tutto, la prima nel 1987 e poi cinque di fila, dal 1989 al 1993. Manca il 1988. Accidenti. Perché un fine settimana come quello non si è più ripetuto, in Formula Uno. Quando il pilota valeva qualcosa, non un semplice per quanto qualificato esecutore di strategie. Chi c'era, quel sabato 14 maggio 1988 nel Principato, o davanti alla tv, non se lo dimentica. Non se lo può dimenticare. Chi non c'era o non sa, deve sapere. La pole position di Ayrton.

Andate a vedere quel giro di qualifica del ragazzo brasiliano con il casco giallo tra la curva di Santa Devota e quella della Rascasse. Nomi che già basta pronunciarli per respirare aria di leggenda. Il giro perfetto. Unico. La leva del cambio. Il volante. Il motore della Mc Laren. Sembra un direttore d'orchestra che dirige una sinfonia, più che un pilota. Un acrobata sul filo sospeso nell'aria che fa pure la capriola e resta in piedi. Rifila un secondo e mezzo a Prost. Avversario. Nemico. Il fatto che sia il compagno di squadra è semmai un'aggravante. Un secondo e mezzo è un'eternità. In quella eternità c'è la differenza. Ha guidato in uno stato di grazia. Dice proprio così, Ayrton. Uno "stato di grazia" mai provato prima. E che continua, quello stato di grazia. Anche domenica 15 maggio. Senna non guida, balla. Con il volante non traccia traiettorie, le dipinge. Fino al giro 67. Ne mancano ormai pochi alla fine. La vittoria e' lì, vicinissima. Ma lo "stato di grazia" svanisce di colpo come scoppia una bolla di acqua di sapone. Il suono e' quello dell'impatto con le barriera della curva del Portier, prima dell'ingresso del tunnel. E' andato a sbattere in un punto dove uno come lui non sarebbe mai dovuto andare a sbattere. Roba da principianti. Plebea. Invece un calo di concentrazione. Una distrazione. Un attimo di appannamento per un eccesso di sicurezza. O per il sole che abbaglia in quel punto, a quell'ora del pomeriggio. Il sole o qualcos'altro? Facile lasciarsi andare con la fantasia e con le supposizioni.

Senna non nascondeva la sua profonda fede religiosa, una volta in Giappone raccontò di di aver avuto una visione. Se ne parlò anche a Montecarlo. E dopo. Si disse che quella luce non era solare, ma era qualcosa d'altro. Storie. Fantasie. La realtà e' una macchina a pezzi e una vittoria che se ne va. Una vittoria che finisce nelle mani del "nemico", ancora non dichiarato. Nelle mani di Alain Prost. Che si gode la passerella, che va sul podio a stringere la mano dei Principi. Che rovina il finale della favola cominciata con il Giro Perfetto. Che impedisce al 1987 di legarsi al 1989 e permettere una serie di sette vittorie di seguito. Accidenti. Prost, quello con il quale tutto era cominciato. Proprio a Montecarlo, quattro anni prima. Nel 1984.

di Marco Franzelli

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  • pubblicato24.05.2015
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