Non rischia l'esonero immediato, neppure dopo l'uscita dalla Champions League, ma Antonio Conte è ormai ai titoli di coda con il Chelsea.
Se il rapporto con il club inglese era deteriorato da tempo, l'eliminazione dall'Europa ha rappresentato l'ennesima delusione di una stagione che si avvia verso il fallimento.
Perché anche in Premier League i Blues, scivolati in quinta posizione, hanno un passo nettamente più lento rispetto a chi li precede. Negli ultimi cinque turni il Manchester United, secondo, ha raccolto 12 punti, uno in meno del Tottenham (13), due in più del Liverpool (10), mentre il Chelsea si è dovuto accontentare di sei punti.
Così Conte è costretto ad inseguire i Reds, quarti e avanti di quattro lunghezze. Nulla è compromesso quando mancano ancora otto giornate al termine, ma il timore che aleggia sopra lo Stamford Bridge è di una smobilitazione anticipata.
Se è certo l'addio di Conte a fine stagione, non è ancora ufficiale l'ingaggio di Luis Enrique, che insidia proprio a Conte la panchina del Paris Saint Germain. Ma le alternative all'ex Ct dell'Italia non mancano, a cominciare proprio dal ritorno in nazionale.
Prima però c'è da salvare il salvabile di un'annata tormentata, sia in campo (risultati pessimi) che fuori (continui dissidi con la sua dirigenza, lo scambio di insulti con José Mourinho).
Domenica il Chelsea è a Leicester, per i quarti di finale di Fa Cup. La conquista della coppa calcistica più antica al mondo regalerebbe lustro al palmares dell'italiano, ma certo non la gratitudine di una società che non lo ha ancora esonerato solo per mancanza di alternative.
A Londra si spera nel colpo di coda finale per l'accesso alla prossima Champions. Restare fuori dall'Europa che conta rappresenterebbe un danno economico ancor prima che d'immagine.
E la rifondazione, chiunque arriverà il prossimo anno, diverrebbe ancora più difficile.
