'Il Bayern non credeva più in me'

Ancelotti: 'Ora faccio lo spettatore in attesa di una chance'

1509351746831_GettyImages-65530564.jpgQuell'esonero ancora non lo ha mandato giu' "ma acqua passata non macina piu', per me e' giusto guardare avanti e prendermi tempo per guardare il calcio da spettatore, con interesse e cercare un'altra opportunita' in futuro, non adesso".

Carlo Ancelotti, ospite di "Radio Anch'io Sport" su RadioUno, non ha fretta di rimettersi al lavoro ma di sicuro ha ancora voglia di sedersi in panchina, anche per cancellare l'ultima esperienza al Bayern Monaco dove un mese fa gli e' stato dato il benservito.

"Forse la societa' non credeva piu' nel lavoro che facevo e hanno deciso di cambiare - racconta il tecnico di Reggiolo - Ma sono 20 anni che faccio questo mestiere e sono entrato nell'ordine delle idee che fa parte del gioco, le grandi societa' sono legate ai risultati e quando i risultati tentennano un po'... A dire il vero, pero', nel mio caso i risultati c'erano nonostante qualche difficolta', forse c'era mancanza di fiducia nella conduzione della squadra. Ma sono state dette tante cose in questo mese".

E allora meglio non pensarci piu', godersi un po' di riposo e ripartire dalla prossima stagione. "Vorrei avere un'opportunita' per creare un progetto e lavorare con serenita' anche se il nostro e' un mestiere che non ti da' serenita' e tranquillita' ma e' normale, basta un risultato sbagliato che la pressione aumenta. Ma con serenita' aspetto, non ho fretta".

Ancelotti non esprime preferenze. "La Premier sotto certi aspetti e' interessante, c'e' una bella atmosfera negli stadi ma anche in Germania siamo avanti sotto questo punto di vista. Non ho idea di quale possa essere la soluzione migliore. Io mi vedo bene su ogni panchina. A me piace il calcio, mi piace allenare e finche' ho questa passione, qualsiasi panchina va bene".

Si e' parlato della Croazia "ma ogni giorno ne salta fuori una, prima si parla del Chelsea e il mio amico Antonio (Conte, ndr), con cui parlo spesso, si arrabbia, poi la Cina, l'Everton. Aspetto il 30 giugno e vediamo che opportunita' ci sono". L'ipotesi americana non sembra affascinarlo ("un conto e' la nazionale, un altro conto la Lega che non prevede retrocessioni per cui le motivazioni dei giocatori non sono di altissimo livello e se non c'e' motivazione non c'e' grande interesse"), di sicuro, dove andra', non imporra' rivoluzioni.

"Quando arrivi in una societa' la squadra e' fatta, ci sono dei giocatori, si cercano degli aggiustamenti e poi l'allenatore ci mette del suo, e' quello che ho sempre fatto e continuero' a fare".

Chissa' che Ancelotti magari non torni in Italia anche se per il momento si limita a fare lo spettatore. "La Juve e' tornata? Ma quando e' andata via? La Juve e' sempre li', sul pezzo, anche se il Napoli ha trovato piu' continuita' e Sarri e' molto bravo. Ha trovato anche una struttura societaria che gli ha dato la possibilita' di lavorare per 2-3 anni per costruire qualcosa di livello. Il Napoli gioca bene a calcio e c'e' la bravura di Sarri combinata a un appoggio costante della societa' e del suo presidente".

Ma Ancelotti trova tutto "il campionato italiano molto competitivo e molto interessante. C'e' anche l'Inter che ha il vantaggio di non giocare le coppe per cui Spalletti ha la possibilita' di lavorare tutta la settimana per trasmettere le sue idee. La Lazio sta facendo un campionato straordinario, c'e' la Roma, il Milan purtroppo e' un po' dietro ma e' legato al fatto che ha cambiato molto. Nel calcio non ci sono maghi con la bacchetta magica, ci vuole pazienza, trovare giocatori idonei al progetto".

Per Ancelotti "il Milan ha fatto una campagna acquisti che tutti hanno definito straordinaria, ma non bastano sei mesi o una campagna acquisti per fare una squadra, occorre tempo, perseverare negli investimenti e nel lavoro. Il quarto posto e' molto importante ma e' ancora piu' importante non abbattersi quando le cose non vanno bene".

E anche se "il calcio riserva sempre sorprese, non c'e' una partita scontata, vedi il Real a Girona", per il tecnico di Reggiolo una serie A a 18 squadre "o anche a 16 e' la strada da percorrere. Si gioca sempre di piu' per avere sempre piu' introiti ma questo limita la qualita' del gioco e se scade la qualita', scade anche l'interesse. Si deve arrivare a giocare meno partite ma con piu' qualita'".

Per fortuna c'e' la Var ("e' arrivata troppo tardi, doveva arrivare prima, solo un folle puo' pensare che non serve"), che Infantino vuole anche ai Mondiali dove pero' l'Italia rischia di non esserci. "Giocare uno spareggio e' sempre un rischio ma vale anche per la Svezia - sottolinea Ancelotti - In queste partite conta la storia, la tradizione e sotto questo punto di vista l'Italia e' avvantaggiata".

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  • pubblicato30.10.2017
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